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IL DERVISCIO E IL SAMANA


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Inviato da: ROCCO IORILLO il August 03, 2003 at 18:25:21:

TITOLO:IL DERVISCIO E IL SAMANA

DEDICA:A MIA MADRE,PER AVERMI MESSO AL MONDO E
DATO A VOI LA POSSIBILITA DI LEGGERMI.

AUTORE:ROCCO IORILLO,21 ANNI,STUDENTE DI LEGGE
ALLA FEDERICO SECONDO DI NAPOLI.DOMICILIATO IN
VIA KENNEDY N.01 83040 FLUMERI (AV).CELL.
328/5664633.



CAPITOLO PRIMO

Era solito oziare su quel traliccio di fronte la
fontana della chiesa e abbandonarsi a infiniti
monologhi.Tutti in paese asserivano che quel
ragazzo era sprofondato nei meandri della sua
infantile psiche da quando il padre era morto in
guerra.Nessuno riusciva ad avvicinarlo senza che
paventasse una reazione teutonica da
Giacinto;eppure nei primi tempi dopo la
scomparsa del padre, quella compassione di
circostanza ostentata dal paese era stata piu
palese di quanto la si mostrasse ora che di anni
da quell episodio ne erano passati cinque.Il
ragazzo sapeva quali benefici la gente
attendeva dal momento che aveva ereditato la
fabbrica paterna, e questo spiegava la sua
riluttanza ad accettare conforto.Ma era pure
consapevole che il tal modo avrebbe potuto
abituare il suo animo ad una diffidenza
generale,che non meritavano le persone che gli
volevano davvero bene.Tra queste era sua
madre,caduta in depressione a causa della
vedovanza prima e della solitudine del figlio
dopo.Aveva conosciuto Vittorio,suo futuro
marito,ad un funerale.Avevano incrociato i loro
sguardi mentre davano il loro ultimo saluto
allestinto,tra il cicalare sommesso degli
astanti e delle prefiche di ogni risma.E il
classico esempio di come possa nascere un amore
in modo improvviso e,a maggior ragione come in
questo caso,in circostanze tra le piu
meste.Vittorio chiese ad un astante chi fosse
quella donna dietro il colonnato di marmo con
abiti da contadina e i biondi capelli color
pagliaio,ben sapendo che la tachicardia che lo
aveva colto difficilmente avrebbe attenuato con
la risposta delluomo dal lungo cappotto nero a
cui s era rivolto.
E la figlia di Aurelio Strone e a quanto ne so
dovrebbe avere all incirca diciannove
annirispose luomo.
Al che Vittorio,senza destare
sospetti,proferi:Mi sembra che il padre sia il
fautore di quell associazione di coltivatori
diretti di cui e membro anche il mio.
Allora l uomo:E proprio cosi, ne faccio
parte anch io.
La ragazza intanto si era accorta dello sguardo
penetrante del giovane e acconsenti allo
scambio di sorrisetti di straforo.Sofia era
stata per tutta la sua vita a Cosino,un paese
limitrofo a quello di cui era oriundo Vittorio,e
sporadicamente sera recata in altre
localitasenza la compagnia ed egida del padre
Aurelio. Ma quel giorno il caso volle che il
padre fosse malato,ragion per cui era andata al
funerale da sola e non si mostrava infastidita
da quelle attenzioni che mai le erano state
rivolte.
Ad un tratto le si accosto Vittorio,che nel
frattempo era riuscito a liberarsi da quella
camarilla che lo attorniava e dai suoi
piagnistei che tanto esecrava, specie se finti,e
senza esitare un istante invito la ragazza a
seguirlo fuori.Quando ebbero raggiunto l aiuola
lui le fisso le pupille e proruppe:Sei la piu
bella che abbia mai visto in vita mia,i tuoi
occhi iridescenti rendono il mio cuore tuo
schiavo.
E lei, divenuta rossa in viso per i complimenti
ricevuti, schiuse appena le labbra in segno di
ringraziamento e disse:Mi chiamo Sofia e tu?.
Io sono Vittorio e..
Non aveva mai parlato tanto in vita sua,ma
quella volta capi che la fortuna arriva una
volta sola nel corso di un intera esistenza.Le
fece un apologia senza che lei potesse dare
segni di disappunto poiche tanto affabile era
il suo tono di voce cosi come lo erano le frasi
dedicatele,alcune delle quali rubate da poesie
di insigni poeti.Glieli aveva fatti conoscere
tutti suo padre.Che per essere un contadino
autodidatta aveva una buona istruzione.Sofia non
esito ad accettare l invito dello spasimante a
stringere un piu intimo rapporto tra loro
Dopo due anni si trovarono sposati ed ebbero un
figlio.
Giacinto a diciotto anni vedeva il tempo
trascorrergli fugace davanti agli occhi e
capiva,nonostante la sua giovane eta, il peso
che il destino aveva fatto si che cadesse sulle
sue spalle.Aveva avuto da suo padre cio che
difficilmente un genitore da al figlio,il
proprio tempo.Li vedevi ora nella stalla ,ora
sotto la grande quercia a dissertare per
ore.Vittorio,quasi a non voler sfatare una
tradizione di famiglia,tramando al figlio le
stesse passioni che aveva ereditato dal
padre.Gli aveva insegnato a pescare,a
strimpellare la chitarra,a capire l importanza
dei classici della letteratura,ad amare la
semplicita e uno stile di vita mai
dissoluto.Cio che non mutuo da suo padre fu la
fede cristiana;la professo di sua volonta,
accettando come veritieri gli scritti
apocrifi.Sono pochi i padri che rispettano le
autonomie della propria prole e Giacinto non
poteva che rallegrarsi del suo genitore.
La madre era una donna che si curava del proprio
pargolo facendogli piu da pretoriano che da
maestra di vita.Ma a questo provvedeva Vittorio.
Erano i ricordi che davano la possibilita a
Giacinto per tirare avanti.Sofia doveva essere
tenuta sotto controllo di continuo dato lo stato
psicofisico in cui era degenerata.Soffriva
e,purtroppo, lo dava a vedere.Era perseguitata
da fantasmi che le imputavano la colpa della
situazione e la tramutavano a volte in una
megera,tanto che persino il figlio temeva che
gli si potesse ritorcere contro arrivando
persino ad ucciderlo.Ma neppure queste
possibilita prodromiche davano ai parenti
lopportunita di convincere il ragazzo a porre
la donna in una casa di cura.Giacinto non voleva
deludere il padre e il non voler parcheggiare la
mamma in qualche stanza lontano dal suo affetto
gli sembrava la scelta piu saggia.

Vieni qui Caronte gli intimo Rocco,facendogli
un segno con la mano.
E Giacinto:Come hai detto che si chiama il tuo
pastore tedesco?.
Caronterispose Rocco con tono secco e deciso.
Potrei sapere perche lo hai chiamato in
questo modo?gli fece Giacinto.
Laltro,con lo stesso scetticismo che riservava
Giacinto a chi gli dava corda,si appoggio al
pino vicino al suo interlocutore e
proruppe:Perche ti mostri cosi indiscreto con
chi non conosci?Forse che ritieni normale
sindacare la vita delle persone?.
Con tono sommesso porse le sue scuse,additando
che la sua domanda era mossa da semplice
curiosita.Gli si accosto e si
presento:Ciao,sono Giacinto Spera.
Io mi chiamo Rocco Canfora e sono di Rieti.Sono
da queste parti in visita a dei miei parenti.
Adesso che ci siamo scambiati i convenevoli
potresti dare una risposta alla mia domanda?.
Il mio amico Caronte si prendera cura di me
dopo la mia morte piu di quanto non stia gia
facendo adesso.
Giacinto nel sentirlo parlare di morte rimase
sgomento.Non erano palesi nel suo corpo segni di
qualche malattia e poi che ci centrava il cane
con tutto questo?Cosi non pote esimersi dal
formulare una nuova domanda:Potresti spiegarti
meglio?.
Allora Rocco:Costui trasportera la mia anima
all inferno dopo che avro esalato il mio
ultimo respiro. Ma non cadere nellerrore di
credere che tale sorte mi spetti come punizione
per qualche atto malvagio da me compiuto.Scelgo
l inferno deliberatamente.
Giacinto di getto gli disse:Tu non puoi
farlo.E Dio a scegliere per noi.Poi
aggiunse:Non so cosa ti induca a una simile
soluzione, ma sono certo che Caronte non potra
assolvere agli obblighi verso di te assunti.Gli
animali relazionando con gli uomini hanno inteso
cosa sia a muovere gli istinti umani e anche i
loro ragionamenti escatologici.
Questa volta fu Rocco ad essere colpito dalla
risposta appena avuta e dal modo in cui gli era
stata data.La sicurezza nel parlare mostrava la
maturitadi Giacinto ed una certa sicumera mai
ostentata sino ad allora se non per eludere chi
gli stava antipatico.Rocco vide d improvviso un
alter ego di fronte a se.Quel qualcuno che da
anni cercava per poter aprire i suoi cassetti
gravidi di domande,a prescindere dalla
possibilita che Giacinto avesse potuto dar loro
delle risposte.Alleta di quarantaquattro anni
credeva la fine alle soglie,cosi impegnava il
suo tempo a cercare di lungimirare cosa ci
sarebbe stato dietro la terrena esistenza da lui
trascorsa a ritmi forsennati per le varie citta
del mondo.Sin da ragazzo non riusciva ad essere
omologato tra i suoi contemporanei con le loro
manie di riuscire in quello che i loro padri
avevano fallito.Come puo un figlio riscattare
la delusione che corrode il padre?,era
lassillante domanda che lo tormentava.Tale
sciarada pero aveva visto la luce nel giorno in
cui Rocco decise che non si sarebbe sacrificato
per riscattare il padre,della cui vera indole
sera accorta la madre solo dopo anni ed anni di
matrimonio senza che avesse il coraggio di
lasciarlo.Il ragazzo vedeva il rapporto dei suoi
coniugi come l esempio lampante di un falso
amore,che si protraeva per timore dei risvolti
possibili sulla sua personalita.Questa era
saggezza,sebbene coartata ma pur sempre saggezza.
Giacinto laveva acquistata dal padre Vittorio e
non dalla madre,il cui nome creava un paradosso
al ragazzo.
I due stettero taciturni a scrutarsi a
vicenda,ora fissandosi negli occhi, ora
distogliendo lo sguardo verso le verdi colline
che delimitavano la valle.Le terre erano
coltivate a grano e si potevano mirare i
movimenti delle spighe in balia del vento;simili
ad onde marine esse ondulavano da sinistra a
destra emettendo un leggero fruscio di chi si
urta e poi si scusa.
A rompere gli indugi fu Rocco:Leggi molti libri
in un anno?.
Giacinto, colto di sorpresa in quanto si
aspettava qualche altra sortita bohemien dal
laziale,rispose:All incirca uno al mese.Mi
diletto con i classici,ma venero anche i picari
succedutisi nei secoli.
E l altro:Ritieni la fuga nel mondo
letterario,parallelo al reale,un modo sagace per
vivere?.
Io,per la mia teoria della convenienza,lo
reputo l unico possibile.
Cosa dici?.Quale sarebbe questa tua teoria?.
Giacinto abbasso lo sguardo e adagiandosi
comodamente sul traliccio fece un excursus
mentale per organizzare i pensieri e mettere il
suo amico in condizione di poter capire.Chiunque
abbia una visione che gli balugina in testa e
fulgido ed e reso immortale per il tempo in cui
regna in terra al cospetto degli altri umani,che
per inerzia curano il loro fardello di cui sono
schiavi.Giacinto aveva la visione e si accingeva
a rendere edotto Rocco della medesima.
Devi supporre che non vi sia altra vita oltre
quella che viviamo e ti renderai conto delle
sciocchezze cristiane con cui ci hanno
turlupinato per tutta la storia dell
umanita.Ma questo non deve assolutamente farmi
considerare un ateo poiche io nutro dubbi sull
aldila,ma non sull insegnamento di
Cristo.Doveva essere un pazzo a credere che gli
uomini avrebbero creduto al suo Dio.Eppure non
e andato perso il suo senso di abnegazione ne
la sua filantropia.
Io prima ti ho parlato della fine che mi sono
scelto, ma non intendevo intavolare una
disquisizione sulla presunta esistenza di Dio
disse Rocco.
Giacinto lo interruppe ancora prima che l altro
continuasse a fuorviare e gli fece:Se e per
questo neanche io intendo farlo.Tu mi hai
frainteso.Cercavo di farti ipotizzare cosa
dovrebbero tutti affrontare se perdessero la
fede che e stata loro ottriata.Mio padre volle
che la mia liberta non fosse da alcuno
inficiata,neppure da mia madre Sofia.E la
sequela di episodi che costituiscono l
esperienza di un uomo.Bene,io credo che l
essere umano e arbitro della sua vita,e
lunico ad avere il comando sul suo
fardello.Adesso seguimi attentamente ..
Rocco bruscamente lo interruppe,tanto per
ricambiare la scortesia che poco fa aveva
ricevuto da Giacinto,e lo ammoni:Non sono un
frenologo ne conosco i criteri ai quali bisogna
attenersi nel vagliare una persona,ma il mio
istinto mi suggerisce di ascoltarti perche ne
trarro vantaggio.
Caronte intanto sera recato verso la fontana
prospiciente la chiesa per abbeverarsi.Aveva il
pelo nero con macchie chiare in alcuni punti.Un
pastore tedesco che sarebbe stato regalato di
li a poco a Giacinto per tenergli compagnia e
sedare il suo risentimento nei confronti di
chiunque gli rivolgesse la parola.Non si puo
cambiar padrone se non per spontanea volonta
del sottomesso e del precedente
titolare.Caronte,di una intelligenza
scientifica ,dimostro di accettare il nuovo
amico,liberandosi dallobbligo assunto verso
Rocco di condurre la sua anima all inferno.
Intanto Giacinto,che aveva visto il cane
allontanarsi in direzione della
fontana,consiglio a Rocco di richiamarlo per
evitare un possibile attacco a qualcheduno.
Caronte non sarebbe in grado di maltrattare
alcuno,ma lho addestrato a sapersi difendere
dalle insidie che gli si potrebbero
presentare.Attacca solo se provocato.Niente di
diverso da un savio essere umano.
Giacinto richiamo l attenzione del laziale
sull argomento che stavano trattando e
ricomincio:Come ti dicevo,luomo provvede al
suo benessere anche condizionato da teorie
altrui.Putacaso lantesignano della sua teoria
dovesse risultare un impostore,il suo adepto si
sentirebbe tradito.Questo e quello che dovrebbe
farti riflettere.
Si addossa la colpa ad altri per episodi di cui
noi siamo gli artefici.Ora mi chiedo perche mai
le convinzioni generali devono rendere ligio ad
esse anche chi ne e contrario?La risposta e
molto semplice in quanto il diverso appare come
il sobillatore di un sistema le cui fondamenta
sono diventate dogmi incontrovertibili.Ebbene io
mi ritengo un cospiratore.Le mie condizioni
economiche sono tra le migliori del paese;mio
padre era proprietario di ampi latifondi e di
una fabbrica.Ti dico questo perche tu non
associ quel che io intendo per convenienza al
denaro.Se cosi fosse sarei un ipocrita e
avido,mentre del denaro non me ne curo
affatto.Ce lho e me lo tengo,ma se ne avessi
avuto di meno o fossi stato indigente non
sarebbe cambiato niente in me.Scegliersi una
condotta da tenere non significa essere schiavo
vita natural durante della scelta fatta,si puo
sempre recedere dalle posizioni assunte.
Rocco lo ascoltava nella sequela di parole che
fuoriuscivano dalle sue labbra con la massima
attenzione.Per anni aveva sperato di poter
trovare un amico cosi attento allo scorrere del
suo tempo,e averlo rinvenuto in quel
contadinotto che gli parlava a guisa di istrione
dava piu feeling al momento.Era colpito dal
fatto che Giacinto fosse cosi giovane,ma
intelligente quanto basta per entrare nelle
grazie di una persona.
Il ragazzo parlava lentamente e meditava sulle
frasi che avrebbe dovuto dire.I pochi minuti in
compagnia di Rocco gli avevano riportato quell
alone di magia negli occhi andato via con la
scomparsa del caro padre.
Ad un tratto Giacinto si senti chiamare da
Donna Carmela che si avvicinava a passo
svelto,quando gli fu prossima disse:Tua
madre..Tua madre.
Cosa e successo a mia madre?chiese
Giacinto,spaventatosi per l ansia della donna
che cercava di parlare.Vide nei suoi occhi lo
stesso fuoco che avrebbe roso i suoi di li a
poco.
Ripreso fiato,Donna Carmela annaspo:Tua madre
ha compiuto un gesto orribile.Si e ammazzata.
Rocco nel sentire laccaduto rabbrividi e prese
al volo Giacinto che perse i sensi.
Nei paraggi non vera alcuno che potesse essere
daiuto,cosi si pose il corpo del giovane amico
sulla spalla destra mentre una lacrima sgorgava
da uno dei sui occhi.Si diresse verso la
fontana, che poco prima aveva dissetato
Caronte,con lombra della donna che a due metri
alla sua sinistra lo seguiva in silenzio.
Procedeva lentamente,avrebbe dovuto fermarsi per
riprendere fiato ma sapeva di non poterlo fare.
Raggiunta la fontana la donna aiuto Rocco a
scrollarsi di dosso Giacinto caduto in deliquio.
Bagnarono il volto del ragazzo fino a farlo
rinvenire.Rocco fece degli ampi cerchi
concentrici con l arto superiore destro
anchilosatosi e poi lo rese madido con gocce d
acqua.
Giacinto,va tutto bene .Ci siamo noi quilo
rassicuro il laziale.




Al funerale il giorno dopo si ripresento la
stessa gente che anni dietro aveva pianto
Vittorio Strone.Giacinto seduto accanto alla
bara della madre Sofia non dava segni di
vita.Catatonico su quella sedia di
vimini,intrecciata da sua nonna ancora prima che
lui nascesse,era il centro verso cui
convergevano gli sguardi dei presenti in sala.L
anacoreta ragazzo era sprofondato nel tedio e
tutt intorno faceva da sfondo unatmosfera da
tregenda che peggiorava l acrimonia di cui lui
era preda.
Anche Rocco,silenzioso,sera recato a porgere
lultimo saluto a quella donna mai conosciuta,
il cui figlio pero aveva destato simpatia in
lui.
Nei posti lugubri la speranza fuga qualsiasi
spiraglio di luce e comporta amarezza e torpore
in chi ancora crede di uscirne salvo.Non si puo
essere circoscritti in reconditi bugigattoli
solo per il piacere di sottoporsi a ordalie e
dimostrare in tal modo di godere del favore di
un essere ontologico a cui ognuno attribuisce un
nome .Questo e stato il principio delle
religioni.
Vieni a salutare Sofia intimo la madre a
Rebecca,una bambina di quattro anni che aveva
sempre ricevuto biscotti caserecci dalla defunta.
Le si accosto e non appena la vide bianca in
viso,immobile,con le mani congiunte in vita
scoppio a piangere mentre la stolida madre,con
un fare anodino,fece sorbire alla piccola la
risaputa favoletta dell angelo che ci conduce
nell aldila dove ognuno realizza i suoi sogni.
Forse bisogna essere tribolati da piccoli
perche si diventi delinquenti in eta
adulta,pronti a ricambiare le sevizie mentali
subite con la stessa moneta.Cosa ne sarebbe
stato di Rebecca nessuno poteva saperlo.
Intanto si faceva largo tra lo stuolo di
compassati ed indulgenti paesani anche Don
Pasquale,il macellaio che Giacinto aveva
trattato male il giorno prima che incontrasse il
laziale.
Il prete,da buon cristiano,le diede lestrema
unzione pensando gia all omelia che avrebbe
dovuto additare per garantire la clemenza del
suo Dio a che la accogliesse nel suo regno.
E per finire giunsero gli impiegati delle pompe
funebri che chiusero la bara sotto lo sguardo
del figlio,impassibile.
I quattro impiegati si disposero agli angoli
della cassa mortuaria e lentamente la
sollevarono.Con cautela ripetettero la stessa
operazione gia tante altre volte attuata con
altri defunti,cosi si diressero verso la lunga
mercedes nera e infilarorono la bara nella parte
posteriore.E strano credere che il lusso arrivi
solo dopo la morte in modo estemporaneo, senza
che si abbia la minima possibilita di
sceglierselo arbitrariamente.Questo era accaduto
alla signora Sofia e chissa a quanti altri
ancora prima e dopo di lei.La folla si dispose
dietro il veicolo per raggiungere il cimitero,
mentre Giacinto segui la povera madre in auto
poiche,tramortito dallo shock,non aveva
abbastanza forza nelle gambe per reggersi in
piedi.
Il ragazzo vide calare la bara nella fossa e poi
coprirla con terra da uomini con grosse pale e
dalle mani ruvide,alla stessa maniera in cui
aveva visto quella del padre.Che aveva lavorato
per un intera vita prefiggendosi il bene della
sua famiglia per poi abbandonarla alla pazzia
della moglie e alla giovane eta del
figlio.Forse che luomo saprebbe rinunciare ai
propri sogni se conoscesse le conseguenze?
Vittorio sicuramente non rientrava tra questi.
Donna carmela,presente al funerale,resasi conto
dell intesa tra Giacinto e il laziale,lo aveva
persuaso a prorogare la sua partenza per Rieti
per aiutare Giacinto.
Rocco decise al momento che avrebbe dato retta
a quella donna e avrebbe persino soggiornato
alla casa dellamico.
Intanto la sera si accingeva a rendere oscura
qualsiasi figura circostante e ad ottenebrare il
calore che fino ad allora aveva reso latmosfera
insopportabile.La stessa sagoma di Giacinto,
impercettibile ai suoi stessi occhi,si ergeva
oltre la pietra tombale che ornava la madre
Sofia.Quale pietra oltre quella funebre puo
destare il ricordo di una cara persona
estintasi? Nulla avrebbe lenito il dolore e l
amarezza che facevano da usbergo al povero
ragazzo,vittima gia anni prima dell abbandono
improvviso da parte del padre.Vittorio era stato
vittima di una bomba posta dai nemici sotto una
coltre di foglie nel luogo che era tenuto a
perlustrare.Almeno questa fu la versione
ufficiale redatta nel verbale comunicato alla
famiglia.
La disgrazia non fa sconti quando si tratta di
aggravare le esistenze di anime gia affrante e
non ne aveva fatti neppure nel caso di Sofia e
del figlio Giacinto.
Gli anni insegnano ad imparare ad ascoltare il
tempo prima che sia troppo tardi per imparare ad
essere padroni di esso.E il discorso che
Giacinto aveva iniziato a Rocco e non aveva
finito.
Giacinto,Giacinto esclamo il laziale rivolto
all amico nella speranza che rinvenisse.Era
rimasto li ad attenderlo per tutto il tempo.E
poi ancora:Ti accompagno io a casa e se ti fa
piacere passeremo la notte insieme.
Laltro non si mosse di un millimetro dalla
posizione in cui stava e non distolse lo sguardo
dalla terra di sepoltura neppure ora che l
oscurita la rendeva invisibile.
Rocco gli si avvicino e appoggio il braccio
destro sulle sue spalle.Non ebbe alcuna risposta
ne segni di approvazione per la proposta appena
fattagli.Senza indugiare ulteriormente,lo prese
per mano e lo allontano dalla madre.Ne
allontano il corpo almeno.Sulla strada del
ritorno i due camminavano uno di fianco all
altro e nessuno proferiva parola.Arrivati
davanti luscio della porta d ingresso
Giacinto,come ritornato dalleden in cui
errava,si diresse verso la finestra attigua per
prendere la chiave nascosta dietro la pianta
posta sopra il davanzale.Entro prima di Rocco e
ando a sedersi sulla poltrona davanti allo
spento caminetto.Era di marmo e aveva foglie d
acanto scolpite ai due estremi,sopra la piatta
pietra centrale v era un mortaio con della
polvere di pepe allinterno.Al muro opposto alla
cucina v era una riproduzione di un Van Gogh in
una cornice marrone con un abbinamento alquanto
insolito rispetto ai colori del dipinto.
Giacinto, piu che poltrire, aveva lo sguardo
perso nel vuoto,assorto in chissa quali
pensieri e devianze.Il giardino della lucida
mente umana vede appassire i suoi fiori inermi
col mutare delle stagioni,ma puo rinascere per
mano di uno che se ne curi.
Rocco osservava la casa e le suppellettili con
lo stesso stupore di un bambino a cui vengono
insegnati i nomi dei vari oggetti per la prima
volta.
Aveva solo immaginato fino ad allora una casa di
contadini dalla lettura di qualche libro che ne
arrecava con minuzia una descrizione, ma non
aveva mai avuto la possibilita di vederla da
vicino.Persino nelle sue lunghe peregrinazioni
aveva sempre alloggiato in camere d albergo
delle piu fatiscenti,ma nessuna si avvicinava
alla casa dell amico.
Prese fiato e lo affianco.Non puoi startene
li come un vegetale.Ricordi cosa mi hai detto
oggi a proposito dell arbitrio che uno ha
riguardo la sua vita?Erano tutte fandonie?.
Giacinto balzo di colpo sopra l amico e
afferratolo per il collo gli grido:Non lo
erano affatto.Mio padre non sarebbe morto se
fosse stato renitente alla leva,al massimo gli
avrebbero comminato una multa salata.E mia madre
non sarebbe uscita di senno per la sua
mancanza.Non credere che io non sappia quale
responsabilita avevo e che potevo evitare che
si suicidasse se solo avessi dato retta ai miei
parenti,cosi parlo e mollo la presa.
Rocco,con gli occhi fissi,si accascio per
riprendere fiato e singhiozzando si erse al
cospetto di Giacinto:Tuo padre non era un
codardo ed e per questo che e morto.Quanto a
tua madre non devi addossartene la colpa.
L altro ascolto il monito dell amico e lo
invito a sedersi accanto a lui su di una
sedia.Aveva intenzione di continuare il discorso
della mattina.
Ricordi di cosa parlavo stamattina?fece al
laziale.Che rimase stupito di come fosse stato
lunatico Giacinto, che fino a pochi attimi prima
non sembrava disposto a interloquire con lui;poi
gli rispose:Stavi per illustrarmi la tua teoria
della convenienza dopo avermi fatto un prologo.
Esatto,riprendiamo da dove avevo terminato .
E Rocco:Ma come, adesso?.
Si,se ne ho voglia e per convenienza.
Riutilizzava quel sostantivo spiazzando l
amico.E prosegui:Io ritengo che bisogna vivere
ricercando il piacere.Potresti suggerirmi che ci
hanno gia pensato i vari DAnnunzio,Wilde e lo
stesso Epicuro, ma le loro teorie non collimano
con la mia.Tutt al piu sono simili.Essere
padroni di se stessi equivale a decidere il
futuro della propria pelle.Per me nel futuro
ce il piacere e a procacciarlo sono io stesso
tramite le mie deliberate azioni.Riesco ad
essere chiaro?,domando allamico, il quale
annui.
Come ti spiegavo,il denaro non c entra nulla
con la convenienza.Quello e egoismo associato
ad avidita.Nel mio caso sono scelte di vita
avulse da ogni cupidigia di pecunia.Solo quelle
che tu ritieni giuste possono renderti il
transeunte viaggio terreno estasiante.Il fatto
che io stia qui con te a parlare di questo non
e un escamotage per distrarmi dal ributtante
atto compiuto da mia madre bensi,un modo per
accaparrare piacere.Accetto la tua presenza
perche mi appari unicona che dalla morte di
mio padre mi e mancata.Mi piacerebbe che tu mi
raccontassi le esperienze di cui sei stato
protagonista.Chissa che non impari qualcosa di
nuovo che possa preservarmi dall essere vittima
di perniciose e deleterie conseguenze.Ce
recidivita anche se i precedenti errori non
sono stati causati per tua colpa,a patto che tu
sia a conoscenza di questi.
A Rocco premeva insistere sulla teoria
dellamico,ma intendeva anche raccontare le
vicissitudini vissute se potevano
allietarlo.Sicuramente avrebbe chiarito le cause
che lo avevano convinto a scegliere linferno
come meta,servendosi dellamico Caronte,ma non
voleva apparire un depravato.Il suo carisma gli
aveva permesso di allargare le conoscenze nei
suoi lunghi viaggi e di alloggiare in case
altrui per fornicare con varie donne.Le piu
estasianti erano state le orge con i suoi
amici.Avevano tribolato le vulve di facili
ragazze,rendendole appagate solo quando i loro
uteri si inumidivano con madidi dardi.Le scene
gli scorrevano di fronte a guisa di una sequela
di immagini di un film, il cui intento didattico
e volto ad educare gli spettatori a rinunciare
a repentini piaceri in nome di assatanate
concupiscenze.A fargliele mentovare aveva
provveduto la curiosita del giovane amico,che
mai avrebbe potuto ipotizzare che razza di
eterno ragazzo avesse di fronte.A ricondurlo
alla casa paterna era stato il fiorire di un
amore verso una nobildonna di origine
svedese.Laveva ammiccata ad un cerimoniale
sfruttando la sua simpatia e capacita di
intrattenimento dopo essersi intrufolato nella
villa di un ricco imprenditore,che aveva
organizzato il tutto,arrampicandosi per il fusto
del pino piantato vicino al muro che recintava
la casa.
Gli amori rendono l uomo schiavo di istinti
incontrollati e inopinatamente mutano il corso
di una vita.Ritornare dai genitori era apparsa
lunica soluzione per dare un taglio alle
bravate fino ad allora compiute.Rocco avrebbe
voluto sposare la ragazza e avere un numero
copioso di figli.Resosi conto
dellimpossibilita che si realizzassero i suoi
voleri,condivisi dalla dama scandinava,a causa
della riluttanza della famiglia di lei aveva
inalberato la bandiera bianca.Fu per lui
unerrore madornale e lo sapeva.Non aver saputo
rintuzzare le opposizioni di quelli che
sarebbero dovuti diventare i suoi futuri suoceri
gli aveva svelato la natura della sua
persona.Sospinta da fughe irrazionali nei
supremi arcani di lascive ragazze e serva di
sconfitte di battaglie mai intraprese.
Di tutto questo voleva informare Giacinto senza
remore o reticenza.
Poi sentenzio:La convenienza come strumento
per tesaurizzare piacere.Ripetette la frase per
altre due volte e alzatosi in piedi disse:Dove
starebbe il piacere senza la consapevolezza di
essere un palliativo agli spasimi umani?La
dovremmo riverberare tra la gente ed aspettarne
gli esiti con impazienza prima che lapocalisse
riduca in frantumi lintero pianeta e nessun
altro oltre te abbia capito cosa significhi
vivere.
Giacinto si stampo un sorriso sul volto e
rivolto al laziale gli disse:Non sai quanto io
sia felice,in un momento come questo,di aver
trovato in te un perspicace interlocutore.Hai
afferrato al volo cosa io intendessi per
convenienza ed hai biasimato quanti sprecano il
passare delle ore in inezie.Mio padre avrebbe
avuto sommo piacere se avesse potuto conoscerti
e mi avrebbe lodato per aver pescato un pesce
cosi raro nel mare umano che infesta il
pianeta.
I due si strinsero in un abbraccio fraterno a
mo di una saldatura autogena;niente convince
piu di una forte amicizia.E tra Giacinto e
Rocco ne era appena sorta una.
Ad un tratto si sentirono due forti colpi
sferrati alla porta dingresso destando loro
paura.Che fu lenita dai seguenti versi di un
cane;Caronte non intendeva certo perdersi quella
lunga notte apettando fuori della casa.Rocco
fece per alzarsi,quando il ragazzo lo fermo e
si diresse verso la porta.
Caronte,Caronte,vieni qui bello lo esorto ad
entrare Giacinto.Il cane non se lo fece ripetere
una seconda volta e varco la soglia dirigendosi
verso il padrone.
E proprio un buon amico,sapessi quanto e
intelligente.Gli animali sanno educare gli
uomini piu di quanto siano da questi educati
sentenzio Rocco.
Dove lhai presogli chiese Giacinto.
E laltro:Prima che io tornassi a Rieti ero in
amore con una svedese,un amore finito male.Lei
per gratificarmi mi regalo uno dei tanti cani
appena partoriti dalla sua cagna.Io non ne avevo
mai avuto uno,ma Caronte mi irreti con il suo
musino angelico e mi impetro di sceglierlo come
amico.Allinizio avevo intenzione di chiamarlo
Bucefalo,come il cavallo di Alessandro Magno,ma
poi mi decisi per il nome che ha.
E di getto Giacinto:La ragione suppongo sia
quella che mi hai detto stamane?.
Esatto,e proprio quellaconfermo lamico.
Era quasi mezzanotte,ma nessuno dei due aveva
voglia di dormire.I tragici fatti del giorno
sembravano far deflagrare verso un ecatombe ed
invece l amicizia tra i due aveva mutato in
meglio il prosieguo delle ore.
La notte sarebbe stata lunga ed imperniata di
racconti di Rocco, per i quali la curiosita di
Giacinto aveva spronato lamico a menzionarli.
Giudica un po tu se i miei episodi sono stati
frutto di convenienza o di volontadi elusione
di canoni enfatizzati dalla maggior parte degli
uomini,compassati e morigerati.Oserei dire che
sono stato un diavoletto nel corso degli anni ma
che ora,a buon diritto, potrei ricevere un
diadema come segno di riconoscenza per aver
provato sulla mia pelle esperienze dalle quali
ci si dovrebbe tenere lontani.Spero che ti
possano integrare il bagaglio conoscitivo,come
tu vuoi,e giovarti per il tempo durante il quale
saranno da me ricordati e per il tempo a
venire.E cio che io chiamo clonazione
intellettiva,lunica forma che di essa io
ritengo attuabile e non anche quella
genetica,per cui si stanno sperperando milioni
di euro al fine di riuscirla ad attuare.Grazie a
me eviterai spiacevoli conseguenze carnali,ma ti
abbandonerai a effusioni longevi se saro bravo
a trasmetterti i piaceri che ho provato.
Giacinto,che non era mai stato con una
donna,rizzo le orecchie quando senti quali
argomenti sarebbero stati esposti da Rocco.Aveva
sempre ipotizzato come si sarebbe estrinsecata
la sua prima fregola,ma non era andato oltre la
masturbazione.Non che fosse un tipo mendace,ma
non ne parlava con i suoi compagni di scuola
durante gli anni frequentati al liceo.Lonanismo
rende vigliacchi per il modo in cui le figure
femminili vengono sfoderate dalla fantasia
erotica e erte lungo sentieri impervi delle vene
distribuite lungo il pene maschile.Strade
dissestate a cui non saranno mai apportati
lavori di pianificazione per renderle agevoli ai
bigotti, che pure le hanno cavalcate.La cosa
strana della faccenda e il modo in cui viene
taciuto lo scandalo che si cementa nelle menti
di uomini galanti,ponderati nei rapporti
quotidiani,ma violenti nei giochi al buio.L
irreprensibilita e leducazione vengono messe
da parte per far spazio allirrazionale e al
diverso;e dato adito ai sogni di sfondare nelle
spelonche dell altro sesso e di inorgoglire la
spumosa possibilita di avere accesso senza
neppure bussare.
Questo era quanto rappresentava per Giacinto
linesplorato continente eros,ma lattesa era
durata troppo a lungo perche non avesse
fine.Essa sarebbe stata data dal laziale
piombato per destino o convenienza in casa del
contadinotto dalle buone maniere.Era svanito il
timore di rendere cupo e stravolto lo scenario
apertosi quella mattina nell abbagliante fonia
delle mosse messi.
E stata unodissea la mia intera
esistenza,inizio Rocco;poi si abbandono al
limpido fluire delle scroscianti istantanee che
ritornavano dal recondito universo della sua
memoria:Iniziai a vagare alleta di diciannove
anni,non appena finita la scuola superiore e
dopo essere stato insignito del titolo di
ragioniere.Mi si profilava di fronte una
carriera di banchiere e il timore di non avere
un giorno qualche storia personale da poter
raccontare ai miei nipotini.Questo mi indusse ad
un esistenza avventizia e travagliata che mi ha
reso uomo e forte.Potrei affrontare persino una
sfinge o un dinosauro,adesso che di esperienze
ne ho fatte a bizzeffe e ti garantisco che
lesito sarebbe tuttaltro che scontato.
La notte non era riuscita a calare le palpebre
dei due amici e su Caronte,ne la morte della
signora Sofia avevo spento lentusiasmo profuso
da Giacinto nellincontro del veterano
laziale.Le sole sillabe pronunciate da questi
frantumavano la quiete scesa sin dalle prime ore
della sera e tutto era attorniato da un alone di
magia.
Ti ascolto,non temere che le tue parole perdano
il senso che tu attribuisci loro poiche mi
vedi taciturno,niente puo impegnare i miei
sensi oltre le tue ricche e rigogliose fioriture
personali,lo assicuro Giacinto.
Cosi il racconto ebbe seguito:Nulla mi ha dato
maggiori insegnamenti di quelli ricevuti da
esperienze carnali con donne fascinose e
ammalianti,le cui curve e la fluente barba
pubica inebriarono la mia estasi e mi
catapultarono nellabisso del peccato.Ma anche
sulla vetta del piacere.Le donne possono
cambiarti le identita che altri ti
attribuiscono e accecarti nei migliori anni
della tua eterna giovinezza,e non hai via
duscita in questo dedalo blasfemo.Provai la mia
precipua soddisfazione tra le cosce di Samantha
la sera del mio ventesimo compleanno.Lei era
scesa al piano dove i miei amici avevano
imbandito una grossa tavola con leccornie varie
e aveva trovato il modo di farmi il regalo
porgendomi i suoi accattivanti sguardi e
facendomi segno di seguirla.Tutti serano
accorti della tresca in cui il mio fallo stava
per cadere,ma avevano continuato a
brindare,fingendo che di rapporti ne avevo gia
avuti.Andammo nella sua camera al piano di sopra
e li sfogai la mia erezione,iniziata sulle due
rampe di scale che collegavano i piani.Samantha
era una cameriera ed una sconosciuta poetessa
tragica,uscita da pochi anni da un matrimonio
disastroso con quello che lei credeva essere il
suo principe azzurro.Alleta di trentadue anni
si considerava una zitella,ma era propensa alle
emozioni forti e di questo io ne ero a
conoscenza.Chiusi di colpo la porta e la sbattei
contro la parete vicina divaricandole le gambe.
Giacinto ascoltava lamico in preda a domande
assordanti che lo incuriosivano;chi era quel
maledetto laziale?Quale angelo laveva mandato
per istruirlo?Forse che gli spettava come pena
per un misfatto da costui compiuto?Ma se cosi
fosse stato si sarebbe addossato la
responsabilita della morte della madre.E a
questo non voleva pensare.Troppe erano le colpe
che gia si era imputato indebitamente.Fisso
lamico e lo persuase a continuare.
Le strappai le mutandine e mi sbottonai i
pantaloni.Fu lei ad abbassarmi il boxer e a
baciarmi mentre io le crocifiggevo la
vulva,infiggendole colpi di uno che serbava la
scure da tempo nel cassonetto.Fu lungo e sobrio
lattaccamento ai suoi capezzoli e le andature
che seguivano le mie natiche verso loceano di
nere acque contaminate da dissoluto
sperma,riluttante ad essere relegato in un
guanto scostumato.Ancora seminudi ci dirigemmo
nella cucina e li completai il mio mosaico da
erotomane.Non le diedi il tempo di scoprirsi
integralmente perche il mio pene,irto a cime
iconoclastiche,le sfondo lano e la abbandono
a gemiti virtuosi e a veritiere godurie che mi
eccitavano ulteriormente.Lei,con le mani
appoggiate al tavolo,cercava di reggere il mio
attacco da tergo,mentre le mie accarezzavano i
suoi seni prorompenti.La debellai in un batter
docchio,cosi lei firmo la resa.Era stato il
piu bel regalo che avessi mai ricevuto e di
questo la ringraziai mentre ridiscendevamo le
scale.Quella sera capii cosa potesse darci il
nostro corpo e mi dichiarai con risolutezza a
Samantha quale suo compagno ogni volta che
avesse voluto.
Giacinto non osava interrompere lamico, ma
dovette farlo per curiosita:Avesti quella
stessa sera la consapevolezza di quanto siano
futili i piaceri che ricercano i comuni
mortali?.
Rocco,quasi come saspettasse gia quella
domanda,gli rispose:Si,in quegli istanti con
Samantha provai cose a cui avrei dovuto
rinunciare se fossi rimasto nel mio paese e
avessi lavorato in quella banca.Avrei avuto una
vita tranquilla e sarei stato un buon padre,ma
non avrei potuto sfruttare il mio corpo per il
fine per cui esso e stato creato.
Allora Giacinto formulo una domanda talmente
imbarazzante che cambio il tono dell amico
rendendolo piu cupo rispetto a quello tenuto
sino a quel momento:E se mia madre fosse adesso
pervasa dagli stessi spregiudicati propositi di
quella tua Samantha?Non ho la minima
possibilita di sapere se abbia incontrato mio
padre,ne so cosa le stara passando per quella
sua pazza testa.
Rocco cercodi ancorarsi a quella saggezza di
cui era padrone e,rivoltosi verso
lamico,disse:Tua madre ha ristabilito la
normalita psichica nel momento in cui se
allontanata da questo mondo.Questo dovrebbe
rassicurarti e fartela immaginare in completa
armonia con se stessa.Pero sarei ipocrita se
ti dicessi che sono convinto delle condizioni in
cui versa,tuttal piu mi rifaccio alla tua
teoria della convenienza e la scruto mentre e
assorta a canticchiare sul bagnasciuga
contemplando il tramonto e a mirare il riflesso
del volto di tuo padre sulle acque oceaniche.
Giacinto ringrazio lamico per le splendide
visioni di cui sapeva essere creatore e penso
di crearne di sue rifacendosi alle esperienze
del laziale.
Perche non mi racconti una delle tante orge di
cui hai fatto parte?chiese Giacinto,mettendosi
comodo sulla poltrona ad aspettare che Rocco
intraprendesse le sue rimembranze venate di un
sadico maschilismo,inusuale in un contadino che
al massimo era stato tra le cosce di una
meretrice di un suburbio oltre ad aver decantato
quelle di sua moglie.Lo appassionava ascoltare
altrui copule e assaporare le future gesta a cui
avrebbe sottoposto il suo organo
genitale,congiunto allimmedesimazione del corpo
con un minotauro magico ed inferocito di cui
sarebbe stata vittima una lasciva e messalina
adolescente.Persino Caronte sembrava avesse
preso parte a quanto era accaduto al suo
padrone,lo si presumeva dalle orecchie tese e
rizzate.Avesse avuto la parola chissa cosa
avrebbe mai detto.Proprio lui che di fregole ne
aveva avute tante ma, come fa un cattivo padre,
aveva abbandonato i suoi pargoli alle madri che
gli avevano dato piacere,ricevendolo a loro
volta.
Rocco non aveva la forza fisica per continuare
con le sue storie ma non intendeva deludere
lamico,cosi lo convinse a riposarsi senza far
trasparire la sua stanchezza.Non avevano cenato,
ma i loro stomaci non necessitavano di
alcunche,specie a quell ora.Giacinto si alzo
dalla poltrona ed accarezzo Caronte sul muso in
segno di affetto.Poi lo condusse nella stalla e
lo adagio su una coperta distesa su un cumulo
di paglia.Ritorno dentro la casa e fece segno
all amico di seguirlo nellaltra stanza.Non
aveva altri letti disponibili oltre a quello
matrimoniale dei suoi genitori e non aveva
intenzione di passare la notte da solo dopo
laccaduto del giorno.Rocco decise che si
sarebbe posto nella parte destra perchea
sinistra cera la finestra e si sarebbe
sicuramente svegliato l indomani,quando il sole
sarebbe sorto e i raggi di luce avrebbero
attraversato i marci infissi di legno.Giacinto
non fece obiezioni e inizio a spogliarsi
adagiando i vestiti sulla sedia accanto al
comodino.Ora che era rimasto solo avrebbe avuto
piu cura della sua roba e avrebbe evitato di
sporcare la casa come aveva fatto fino ad
allora.Integrare la propria maturita a seguito
di una tragedia era lunico aspetto positivo
dell intera faccenda.Le contingenze profilatesi
quel giorno stentavano a far credere che luomo
e padrone assoluto della sua vita e che il
piacere sia la meta a cui sono dirette le
azioni.Niente di piu fallace era mai capitato
al contadinotto,e nulla sarebbe stato come prima.
Rocco pose i suoi panni allo stesso modo di come
li aveva ripiegati Giacinto sulla sedia
allaltro estremo del talamo e si infilo sotto
il lenzuolo.Poi rivoltosi allamico gli
assicuro che avrebbero parlato delle orge
unaltra volta e gli auguro la buona
notte.Giacinto,a sua volta ,ricambio laugurio
e spense la luce.


SECONDO
CAPITOLO



Le stranezze rendono gli spiriti ancora piu
astratti di quanto lo sono di per se.Si librano
su regioni inesplorate dell inconscio umano e
atterrano in lande maniacali e deserte,i cui
terreni esalano miasmi dissuasivi.Ma per non
arrendersi occorre pure trovare un rimedio e
fronteggiare i fetenti sapori sino a mutarli in
caleidoscopici fumi dai quali non si ricava
altro se non un afrore irresistibile.Il cielo
sembra voler calare la volta e schiacciarti
contro il suolo;latmosfera si fa arida e gli
occhi ti si chiudono senza che tu abbia altri
sensi oltre la tua mente errabonda.
Il sogno in cui sera immerso Giacinto era stato
sollecitato dai ricordi dell amico e dalla sua
ansia di provvedere a che quell attesa del
primo coito avesse fine.Era un fiume in piena il
fluire delle visioni oniriche che avevano
infestato le sue ore di riposo e,stando a
quanto gli si profilo nei neuroni,tutto il
tormento provato ore prima diede spazio ai suoi
ansimanti respiri.Che svegliarono l amico gia
in dormiveglia per la responsabilita che sera
assunto nei suoi confronti.
Rocco intendeva svegliarlo e rassicurarlo che si
trattava di un incubo ma,stando in procinto di
scuoterlo,vide che si girava dallaltra parte
del letto e continuava a dormire
tranquillo;decise di non infastidirlo,cosi
riprese sonno anche lui.
Giacinto si incamminava verso quella palude in
fondo alla landa con la mente libera,in preda al
mistero che gli dava forza nelle gambe per
raggiungere la sua meta.Anche il solo pensiero
che altri possano guidare le nostre gambe
farebbe rabbrividire ciascun essere umano
razionale.Ma non uno come Giacinto,assorto nel
sogno e deciso a non recedere dalla volontadi
sindacare cosa mai celasse quella palude.
Quando fu vicino agli alberi senti gemiti di
goduria provenire dallinterno;prosegui a passo
felpato e si nascose dietro una quercia secolare
dal fusto di grosso diametro.Gli sembro di
vedere un film le cui immagini,in parte, gli
erano state giadescritte con minuzia dallamico.
Verano quattro uomini e tre donne che lodavano
le profonde divinita.Lorgia era mistificata
dalla presenza di un biondino che pareva un
angelo,il cui portamento era ineffabile e le cui
chiome erano lisce e lunghe.Fendeva lano della
seconda donna facendo da quarto anello
umano,mentre alle sue spalle una ragazza bruna
faceva scivolare le sue mani sul suo
torace,essendole rigonfiato il retto dal sesto
elemento.Lunica che se ne stava in disparte
nuda era la piu carina tra le tre.Giacinto non
pote esimersi dal guardarla mentre contemplava
le copule di quei cavalieri cementati tra
loro.La bellezza fugge dinanzi al labile corpo e
si presta a chi e in grado di trovarla.Si
puoessere in amore con migliaia di donne ed
essere sprovvisto della leggiadria corporale
femminile.
Non sapeva come avrebbero reagito i presenti,ma
non si sarebbe lasciato sfuggire quella ninfa
accovacciata in disparte.Usci sotto lo sguardo
dei quattro uomini senza remore e porse la sua
mano alla ragazza affinche si alzasse.Lei che
sembrava timida in viso,non lo era certo come
persona;inizio a denudarlo dei suoi abiti e a
sbaciucchiarlo giu per il corpo.Quando fu in
prossimita del pene non esitoun attimo e lo
rese volatile.Il suo viso si abbandonava a
contorsioni da eccitazione e le sue
mani,afferrate le chiome di lei,dirigevano in un
andirivieni la testa peccatrice.Lui il
nostromo,lei il timone.Vide gli altri sei
avvicinarsi e le loro figure divenire
evanescenti fino a che non scomparvero del
tutto.Sentiva la morbidezza dei capelli di lei e
la sua lingua infernale accarezzargli il
glande;quando fu per bagnarle il viso si accorse
di essere solo e rivolto lo sguardo in basso
miro lo stanco pene tendente a terra.
Si sveglio di colpo alzando la testa dal
cuscino,mentre la sua vista si imbatte nella
fotografia della madre nella cornice posta sul
tavolo opposto al capezzale.Inizio a piangere
sommessamente,versando quelle lacrime che
serbava dal funerale del giorno prima.Poi si
distese e richiuse gli occhi con la speranza di
dormire per davvero questa volta.E cosi fu.
Si svegliarono alle sedici del giorno dopo con
stomaci famelici e le gole secche.Giusto il
tempo di lavarsi e rimettersi gli stessi vestiti
del giorno prima,che gia si apprestavano a
porre la tovaglia sul tavolo da cucina e a
friggersi due uova a testa.Accompagnarono il
cibo con un ottima bottiglia di vino rosso
trangugiato senza che se ne lodasse il sapore e
si scambiarono complimenti reciproci per aver
saputo assolvere ciascuno i propri doveri in
modo encomiabile.Restarono seduti per un bel
pezzo prima che si decidessero a fare un giro
per la campagna a ridestare la voglia di purezza
che laria serbava,nonostante stesse soffiando
un leggero vento che alzava cappe di
polvere.Giacinto,mentre camminava al fianco
dellamico,non era sicuro di volergli riferire
il sogno che lo aveva accompagnato durante la
notte,ma poi si decise a farlo, incuriosito
dalla spiegazione razionale che sicuramente ne
avrebbe dato il samana laziale.
Gli notifico senza reticenza le visioni e le
figure di quelle donne e uomini,del rapporto
orale che gli era sembrato vero,della scomparsa
repentina di quelle immagini umane e della
fotografia della madre che gli aveva procurato
il pianto.
Ti aspetti che io mi mostri stupito e che
reputi incredibile cio che hai visto,ma non
sara cosigli fece Rocco con tono
tranquillo,come se non avesse udito alcunche di
diverso da quello che si aspettava che gli
venisse riferito.
E Giacinto distinto lo fermo:Ma come,ti
sembra normale che ad uno a cui e appena morta
la madre gli vengano erotiche emozioni e
sensazioni scurrili?.
Rocco gli pose la mano sinistra sulle sue spalle
e fissandolo inizio a ridere.Poi
sentenzio:Hai avuto la prova delle inibizioni
che ostacolano lo scorrere dei tuoi sensi.E
bastata una mia sola esperienza sessuale a
suscitare in te la bramosia delle carni
femminili.Persino in un momento come questo.E
la palese sollecitazione a che tu fugga da
questo posto finche sei in tempo e cominci il
rito di inziazione sullaltrui derma in nome del
dio piacere.Se ti ho dato retta era perche la
tua teoria della convenienza collimava con il
mio stile di vita ostentato per anni,uno stile
che non ho mai pensato di porre in
dottrina.Capisci Giacinto?Tu hai
concettualizzato cio che io ho fatto.Mi hai
dato un appiglio teorico sul quale riflettero
per gli anni a venire,mentre io ho risvegliato
in te la smania di piacere che sera offuscata
dietro il velo della quotidianita.In pochissimo
tempo sono riuscito a fare quello che credevo
avrebbe richiesto interi mesi.Adesso me ne
tornero dai miei e non ti rivedro piu,ma
voglio lasciarti il mio amico fidato Caronte.
Mio padre sarebbe daccordo con te.Prendero
Caronte e me ne andro da questo posto colmo di
brutti ricordi e preda della ingenuita delle
persone perbene.Non so come ringraziarti.Se mai
le nostre strade si dovessero incrociare cio
avverra non su questo pianeta.
I due si strinsero in un lungo abbraccio e
trattennero le lacrime per non far imperare
lemozione sulla gioia della palingenesi che
aveva glorificato lanimo di Giacinto.
Poi,uno di fronte allaltro, si fissarono per l
ultima volta e si voltarono dirigendosi in
direzioni opposte.Giacinto ritorno nella stalla
in cui aveva lasciato Caronte in piena notte,che
gli balzo addosso non appena lo vide e gli
lecco le guance in segno daffetto.
Il ragazzo ricambio gli abbracci e gli parlo
della decisione presa da Rocco di lasciarlo
nelle sue cure,con la certezza che il cane
capisse e lo accettasse quale suo nuovo
padrone.Caronte diede prova di sapersi adattare
alle caratteristiche del suo nuovo amico e di
sopportare gli smacchi che involontariamente le
sue azioni facevano conseguire.
Giacinto avrebbe finalmente voltato pagina e
posto una pietra sul passato dilaniante che lo
aveva tanto afflitto.Per prima cosa doveva
assicurarsi che la fabbrica lasciatagli dal
padre Vittorio continuasse ad esistere,non tanto
per non vanificare gli sforzi del padre per
metterla su,quanto per consentire ai dipendenti
di sfamare le proprie famiglie come avevano
fatto fino ad allora.Tra le tante alternative
che gli vennero al momento,la piu saggia
comportava che delegasse al fratello della madre
le attivita manageriali e non anche la
proprieta della medesima.E cosi fece,trovando
piena approvazione dello zio che aspirava ad un
lavoro migliore del contadino.Costui non tento
neppure di sondare le motivazioni che avevano
indotto il nipote allintento di allontanarsi
dal paese natio.Lo conosceva troppo bene perche
potesse ricevere una risposta, cosi si limito
a ringraziarlo a nome suo e di sua
moglie.Neanche della presenza di quel pastore
tedesco al suo fianco lo zio aveva chiesto
qualcosa.Era difficile parlargli,specie ora che
aveva perso entrambi i genitori,e soprattutto
improbabile che qualcuno mostrasse
accondiscendenza per la scelta che aveva
fatto.Una partenza che seguiva di poche ore
quella della signora Sofia.I contadinotti
paesani si mostravano indignati per questo e
desunsero che non l aveva scalfito affatto il
gesto della madre.Invece esso e l amico Rocco
avevano dato impulso a che il suo destino
dispiegasse le sue vele e navigasse con il vento
in poppa.


CAPITOLO TERZO

Prese le cose di cui avrebbe avuto bisogno e le
pose in una valigia trovata nello
scantinato.Lascio le chiavi della casa allo
stesso zio a cui aveva affidato la supervisione
della fabbrica e si incammino verso il paese
limitrofo che era a pochi chilometri di distanza
per raggiungere il casello autostradale e fare
lautostop.Accanto a lui Caronte.Gli occorsero
all incirca una quarantina di minuti prima di
alzare il pollice alla prima auto e scoprire con
sommo rammarico che la gente non e come quella
di paese.Una dovizia incalcolabile di vetture
avevano visto il suo pollice supplicare un
passaggio,ma nessuna si era fermata e ormai
erano le due pomeridiane.Il sole picchiava forte
e lasfalto della carreggiata fumava.Si sentiva
lo sgradevole odore della pece nel tratto di
fronte a lui e laria era simile a quella di un
forno crematorio.Caronte sera steso al fresco
ed era stremato,aveva bisogno di
bere.Giacinto,con quella fetida valigia e gli
abiti rustici,non poteva dissuadere alcuno a
continuare dritto per la sua strada tutelandosi
lincolumita.Era per lui lo scotto da pagare
per tutte le volte in cui aveva snobbato il
saluto dei suoi paesani,facendogli anche dei
ghigni per essere stato importunato.
Era cosi giovane e inesperto,ma serbava una
volonta inenarrabile,tanto da lasciare la casa
paterna il giorno seguente alla morte della
madre.
Non aveva amici,non aveva un posto dove andare e
non aveva intenzione di finire in una stazione
ferroviaria ad elemosinare qualche spicciolo per
racimolare un pasto.Ma di una cosa era certo:non
sarebbe ritornato per nessuna ragione al mondo
nel suo paese.Non si sarebbe lasciato sopraffare
dai brutti ricordi e non gli conveniva anche per
non fare la figura del vigliacco al cospetto
della gente di quel luogo.Si ricordo del
convento di Latina,assai conosciuto per la
presenza del superiore, Frate Giuseppe,che tante
volte aveva aiutato giovani diseredati e ragazze
costrette a prostituirsi.Lui non era in queste
condizioni,ma avrebbe mentito per avere alloggio
in quel posto e darlo anche a Caronte.Lidea era
buona ed anche il posto,cosi non si scoraggioe
continuo a fare lautostop fino a che non si
fermo un furgone malandato con la carrozzeria
gravida di ammaccature e per la maggior parte
arrugginita.
Dove devi andare ragazzochiese luomo
dallinterno dellabitacolo.
Vado a Latinagli rispose Giacinto.
E laltro:Sei fortunato,io vado proprio li per
lavoro.Monta su.
Ci sarebbe anche il mio cane,se non le
dispiace aggiunse il contadinotto.
Allora luomo accosto ai bordi dellingresso
autostradale per non impedire alle altre auto di
passare e scese.Si diresse verso la parte
posteriore del furgone e apri lo sportello
invitando Caronte a salire.Poi si misero in
cammino.
Non per essere indiscreto,potrei sapere cosa
vai a fare a Latina tutto solo con quel
cane?chiese luomo incuriosito.
Giacinto non avrebbe certamente svelato i suoi
piani, ma non aveva frottole da raccontare e non
aveva mai avuto loccasione per inventarsene
una.Gli venne in mente il suo amico Rocco e la
ragione per cui laveva incontrato.Quindi
rivolto al conducente gli menti:Vado a trovare
il fratello di mio padre.Sono anni che non lo
vedo e mi farebbe piacere essere suo ospite per
qualche giorno.
Luomo non stento a credere il motivo addotto
dal ragazzo e prosegui con lo sguardo fisso
sulla carreggiata di fronte.Si presentarono e
parlarono per il resto dei chilometri che
batterono.Luomo era un camionista
napoletano,Gennaro Siro,e andava a caricare
degli elettrodomestici per conto della ditta per
cui lavorava.
Deve essere un lavoro faticoso il vostro.Sempre
in giro in tutte le ore del giornoesclamo
Giacinto.
E Gennaro:Allinizio la pensavo come te e lo
facevo perche ho una famiglia da mantenere.Col
passare degli anni pero ti ci abitui e
rinunceresti ad una proposta di lavoro meno
faticoso.
Gennaro era sui camion dalleta di ventidue
anni e portava sul volto le crepe di chi ha
patito i raggi del sole dietro un
parabrezza.Inviluppato nel dedalo familiare non
aveva mai pensato di cambiare vita rinunciando a
fare il camionista.A Giacinto quelluomo faceva
pena,ma lo considerava un buon padre.Darsi per
altri e degno di un santo e dei poeti.E anche
dei camionisti.
Erano prossimi alla citta e gia si
intravedevano le prime case.Gennaro chiese al
ragazzo dove avrebbe voluto scendere.Laltro gli
rispose che aveva appuntamento con lo zio di
fronte al convento di FraGiuseppe,ma che non
sapeva dove fosse ubicato.Luomo lo rassicuro
che lo avrebbe condotto in quel luogo e lile
loro strade si sarebbero divise.
Svoltarono allangolo di via De Pretis e
imboccarono il lungo viale delimitato ai lati da
palme maestose,piantate in fila indiana una di
seguito allaltra.
In fondo al viale, la costruzione seicentesca
del convento.
Siamo arrivati esclamo Gennaro.E
aggiunse:Apri tu stesso il vano posteriore e fa
uscire il cane.
Gennaro prese Caronte e ringrazio il napoletano
per la sua cortesia.Lo continuo a guardare
mentre si girava e percorreva a ritroso il viale.
Ergo si avvicino alla porta centrale del
convento,Caronte lo seguiva alle sue
spalle.Busso due volte prima che dallo
spioncino apparisse il volto con la barba canuta
di un frate.Lo accolse allegramente e lo esorto
ad entrare prima di avergli chiesto le
generalita.Giacinto addito che aveva sentito
parlare di Fra Giuseppe e che aveva bisogno di
aiuto.Il frate lo rassicuro che avrebbe
soddisfatto la sua richiesta e lo condusse nel
refettorio.Sera accorto di Caronte,ma lo aveva
ignorato;spettava al superiore decidere se
permettere la sua presenza o meno.Raccomando a
Giacinto di non muoversi da li per il tempo in
cui lui si sarebbe assentato.Avrebbe notificato
il suo arrivo a Frate Giuseppe,cosi spari
oltre la porta in fondo alla magna sala.
Nel refettorio cerano tante persone,per la
maggior parte giovani e un baccano infernale.I
luoghi sacri avvincono chi li predilige.I falchi
di strada non possono essere imbalsamati in
silenzi teologici e rendersi benevoli con gli
sconosciuti.Ogni luogo ha le sue leggi che
delimitano il raggio di azione di ciascun
individuo e lo privano degli irrazionali istinti
delluomo allo stato brado.Quel convento avrebbe
fatto ricredere Giacinto circa la condotta che
si doveva tenere e temere gli ordini impartiti
da Fra Giuseppe.
Ad un tratto non potette credere ai suoi occhi
nel vedere la stessa ragazza che gli era apparsa
in sogno la notte prima seduta al tavolo a pochi
metri da dove stava lui in piedi.Era proprio
lei.I capelli neri e le caratteristiche
fisionomiche combaciavano con la dea che lo
aveva portato in paradiso leccandogli con soave
avidita il fallo durante la notte,per poi
scomparire lasciandogli un amaro dispiacere.Lo
stesso senso di solitudine che aveva intraveduto
in lei Giacinto in sogno la attorniava anche in
quellaula,che sembrava una bolgia
infernale.Quel marasma non la irretiva,stava
mangiando come se fosse sola e non dava
confidenza ad alcuno.Il ragazzo avrebbe voluto
saperne di piu,ma aveva garantito al frate che
non si sarebbe mosso di li.Penso di non
rammaricarsene in quanto la sua permanenza in
quel convento gli avrebbe dato l opportunita
di ridurre la sua curiosita.Si volto verso
lamico Caronte,stremato dal sole e dal viaggio
nel retro del furgone,e lo accarezzo sul muso
promettendogli che gli avrebbe dato da mangiare
e bere.
In quel preciso istante vide il frate aprire la
porta in fondo alla sala e ritornare verso di
lui.Quando gli fu vicino gli disse:Seguimi,Fra
Giuseppe vuole incontrarti.Lascia il tuo cane
nel cortile e legalo allalbero vicino alla
fontana.
Giacinto esegui gli ordini e chiese al frate di
dar da bere e mangiare a Caronte.Laltro si
assunse personalmente il compito,che avrebbe
svolto mentre lui si intratteneva con il
superiore.E cosi lo condusse di nuovo nel
refettorio e varcarono la soglia della stessa
porta che laltro aveva attraversato
precedentemente.Un corridoio stretto collegava
con la stanza del superiore e sui muri,da un
lato e dallaltro,erano affissi quadri
raffiguranti volti di santi.Raggiunta la porta
il frate busso una sola volta e dallinterno
una voce rauca invito ad entrare.Giacinto lo
fece e si sedette sulla sedia di fronte la
scrivania di Frate Giuseppe.Era un uomo sulla
ottantina e i suoi occhi rifulgevano di una luce
materna che rassicurava e induceva a confidare
in lui.Il contadino aveva sentito parlare delle
opere di quelluomo e dellaccoglienza che il
suo convento garantiva,ma non ne aveva mai visto
il volto su qualche quotidiano,ne per
telegiornale.Ruppe il silenzio e disse:Suppongo
che lei sia il superiore.
Laltro,prima fece un segno di conferma,poi si
presento e rincuoro il giovane,il quale aveva
ostentato uno sguardo mesto per suscitare la
compassione dellanziano.Se lo avesse udito il
padre Vittorio mentire in quel modo spudorato lo
avrebbe preso in disparte e biasimato.Ma tante
cose erano accadute dalla sua scomparsa e
lamico Rocco lo aveva spronato a cercarsi la
felicita lontano dalle cose facili e
comode.Leducazione ricevuta dal padre era
divenuta desueta il giorno in cui sera deciso a
partire e nulla avrebbe ostacolato i suoi
piani.Ve un luogo in cui e lecito avere un
determinato contegno e un altro in cui non lo
e.Tutto era relativo,ma la meta era unica,il
piacere.
Non avrebbe reso edotto lanziano della
scomparsa dei genitori e sarebbe passato per un
diseredato.Caronte,lunico appiglio fino a quel
momento,sarebbe rimasto con lui e insieme si
sarebbero istruiti con nozioni che nessuna
scuola poteva dar loro se non le apprendevano da
soli.I due amici erano ottimi studenti con una
gran voglia di imparare.
Fra Giuseppe gli diede il benvenuto e lo lascio
andare in refettorio a rifocillarsi.Giacinto
usci dalla stanza e richiuse la porta.Il frate
che lo aveva condotto fin la non era rimasto ad
aspettarlo,dovendosi occupare di Caronte,cosi
ritorno sui suoi passi.Era mosso dalla
curiosita di scoprire chi fosse la ragazza su
cui aveva fermato la sua attenzione prima che
incontrasse il superiore,ma quando giunse in
refettorio non cera piu.La sala era quasi
vuota, eccetto qualche ragazzo che stava per
andarsene.Si sedette e chiese alla cameriera di
portargli da mangiare spiegando il suo
ritardo.
Fu servito come un signore e di questo non se ne
dispiacque affatto.Il cibo non era diverso da
quello che sapettava,cosi non si sorprese nel
vedersi di fronte la minestra e una pagnotta da
bagnare nel brodo.Il convento dava cio che
poteva.Dio avrebbe tenuto conto delle buone
azioni che prodigavano i frati e li avrebbe
certamente premiati.Giacinto era consapevole del
subdolo inganno con il quale li aveva
turlupinati, ma non aveva altra scelta.Ne
avrebbe pagato il fio di fronte alla corte degli
angeli,la stessa che temono la maggior parte
degli uomini e tentano di ingraziarsela facendo
le offerte alle associazioni che combattono la
fame nel mondo e varie malattie congenite.Questa
certezza lo incoraggiava a perseverare nella sua
messa in scena e a considerarsi diverso.Che poi
la sua diversita fosse da lodare o meno lo
avrebbe deciso la corte angelica.
Fini di cenare che erano quasi le otto.Si
alzo dal tavolo e si diresse in cortile
dallamico Caronte.Lo trovo che stava
scuotendosi invano nel tentativo di liberarsi
dalla corda che gli stringeva il collo.Si
avvicino per liberarlo,ma il cane inferocito
non gli perdono di aver permesso che fosse
messo alla gogna cosi lo morse al braccio
destro.Si sentirono le urla di dolore in tutto
il convento.Afflui un ingente numero di ragazzi
che lo allontanarono dal cane e quando giunse
Frate Giuseppe, che pure aveva udito le
grida,vide il ragazzo a cui poco prima aveva
dato accoglienza steso a terra con il braccio
sanguinante.Ordino sotto lo sguardo dei
presenti che lo si conducesse all ospedale e di
abbattere il cane.Giacinto,persi i sensi per
leccessiva perdita di sangue,non senti gli
ordini impartiti dal superiore,quindi non si
oppose.Gli occorsero dieci punti di sutura e una
fasciatura perche non provasse piu spasimi e
potesse ritornare in convento.Fu condotto nella
sua camera da letto dallo stesso frate che gli
aveva dato adito nel convento e passo la notte
a chiedersi cosa mai avesse fatto scattare lira
di Caronte.La stanza era occupata da quindici
ragazzi,in preda al sonno,ogni tanto qualcuno
russava e poi smetteva,ma non uno che stesse
sveglio.Erano solo le dieci e mezzo.Ripenso ai
suoi genitori negli anni della sua
adolescenza,alle giornate trascorse col padre
nei campi ad osservare come lui arava e alle
tante volte in cui le aveva prese dalla madre
per delle bravate commesse.Gli mancava tutto
cio e gli mancava il suo amico Rocco,lunico
con cui aveva trovato pace e che gli aveva dato
la forza per continuare a vivere.Chissa se lo
avrebbe mai rivisto.Magari avrebbe fatto visita
alla sua citta un giorno e si sarebbe fermato a
trovarlo.Tutti questi pensieri lo tennero
sveglio per circa due ore prima che i suoi occhi
vedessero calare le palpebre e celare le pupille.
Alle sei e mezzo in punto si senti il rintocco
assordante della campana,il cui suono si
riverberava per tutto il convento e faceva
sbalzare i dormienti dal letto.Giacinto aveva
riposato solo cinque ore e non aveva certo
intenzione di alzarsi, ma segui il consiglio di
un ragazzo che gli aveva dormito vicino non
appena gli annoto le conseguenze che avrebbe
patito.Due giorni in cella di
isolamento,attorniato da una pila di libri di
teologia,non valevano alcune ore di sonno in
piu.Si desto in un batter docchio e,preso
lasciugamani nel suo armadietto,ando in
bagno.Si lavo assieme ai compagni di camerata e
ascolto le melodie da costoro intonate
denigranti lordine dei frati del convento e la
sua disciplina interna.Furono le prime
avvisaglie che sminuirono la sua gioia di aver
trovato alloggio senza che gli fosse occorso
sborsare dei soldi.
Con molta cura si asciugo il volto con il
braccio sinistro,essendo l altro fasciato,e se
ne ritorno nella camerata a vestirsi.
Come ti chiamigli chiese il ragazzo che lo
aveva salvato dalla punizione che avrebbe dovuto
sopportare se non si fosse alzato dal letto.
Giacinto,e tu?.
Laltro:Marco.Non preoccuparti per il tuo
braccio,chiedimi qualsiasi cosa ti occorra fare
e io sostituiro il tuo destro.
Era confortante laiuto che gli stava dando quel
ragazzo.Un solo giorno in quel convento gli era
servito per frenare la sua instancabile voglia
di cambiamento.
Sai per caso dove hanno posto il mio
cane?domando tranquillamente Giacinto,come se
niente fosse successo.
Al che laltro esclamo:Ma come sei ancora
disposto ad occuparti di quellanimale dopo i
danni che ti ha fatto?.
E Giacinto:Caronte e un buon amico.Se mi ha
attaccato era perche gli avevo negato la
liberta legandolo con una corda all albero in
cortile.
Marco,che del cane aveva saputo la mattina in
bagno dagli altri diseredati,non intendeva
raccontargli la verita,ma i suoi indugi avevano
gia insospettito Giacinto.Che gli domando di
nuovo cosa ne era stato del suo cane
costringendolo a rispondere.Marco aveva grosse
ciglia e le lentiggini su tutto il volto gli
facevano assumere un aspetto ridanciano al
cospetto di chi lo fronteggiava,ma quella volta
il suo viso ilare dovette cedere il passo alla
tonalita minacciosa di Giacinto che con
insistenza aveva gia posto la stessa domanda
per la seconda volta.
Non so come dirtelo,ma il tuo cane e stato
ucciso per ordine del superiore gli disse.
Il contadinotto induri la mascella per non far
trasparire il senso di angoscia che lo percosse
e non anche il rancore che da quel giorno nutri
verso Fra Giuseppe.Dichiaro vendetta in nome
del samana laziale e di Caronte,promettendosi
che non avrebbe lasciato il convento fino a che
non lavesse avuta.In quellistante si rese
conto dellipocrisia che attanagliava quel
luogo.Il superiore aveva unaffermata rinomanza
in ambito nazionale e un sornione sorriso,ma
celava unindegna indole.Ipotizzoche nessuno
avrebbe potuto denunciarlo perche era la sua
parola contro quella di ragazzi di strada di cui
la societa sera liberata,ma non si
scoraggio.Giuro a se stesso di pianificare la
sua vendetta contro quel convento al suo
interno,tra le sue mura e celle.
Dimmi tutto quello che sai se non vuoi che
diventi cattivofece Giacinto al camerata senza
alzare la voce, per evitare che gli altri se ne
accorgessero.
Marco non pote fare a meno di ascoltarlo.Il
contadinotto aveva lo sguardo da tigre e
incuteva paura, nonostante avesse un braccio
fasciato.Poi disse:E stato condotto nello
scantinato dopo avergli offerto una fetta di
carne con del sonnifero.Da li non e uscito
vivo.Ma ti prego non dire che te lho detto
altrimenti saranno guai per me.
Giacinto in preda all ira proruppe:Non dirmi
che ti chiedo troppo,ma ti voglio assoldare per
ordire una congiura contro lintero ordine
ecclesiastico del convento.Adesso fa finta di
niente e rivestiti.Ne riparleremo.
Marco fu propenso a rifiutare la proposta dell
altro,ma non aveva nulla da perdere in
cambio.Era arrivato il momento che finisse quel
gioco che da tempo dilettava il vecchio
superiore e che gli aveva fatto assumere una
riconoscenza da parte di tutta lItalia,ignara
di cosa ci fosse sotto quel manto di oro
caritatevole.Avrebbero scoperto di li a poco le
ragioni della filantropia di Fra Giuseppe e si
sarebbero convinti a smascherare il falso
interesse degli stinchi di santo di quel
convento.
I due si vestirono e andarono nel refettorio a
fare colazione.Si sedettero luno accanto
allaltro e borbottarono del piu e del meno
mentre inzuppavano le pagnotte nelle tazze di
latte fresco e spalmavano con il coltello il
burro sulle fette biscottate.Ad un tratto la
folgorazione.Giacinto, che era seduto avendo la
porta dentrata del refettorio di fronte, vide
avanzare la ragazza del giorno prima,gia
apparsagli in sogno.Abbandono il tavolo,sotto
lo sguardo incredulo di Marco,e le ando
incontro.Quando le fu vicino le chiese se poteva
concedergli un minuto.Lei non diede segno che
potesse farlo,ma lui preferi,per
convenienza,desumere che avesse accettato.Si
presento e scopri lidentita di quella
ninfa,Sofia.Era di origine slava e aveva lo
stesso nome della madre.Cosa mai significava
tutto questo?E quel sogno?Forse che cera
unaltra spiegazione a quella datagli da Rocco?E
se lo stesso laziale fosse stato un miraggio del
padre?
Tutte queste domande non gli davano immediate
risposte,ma l odio lo aveva reso risoluto a
lasciare una traccia indelebile di se e
dellamico Caronte.Cosa aveva fatto di male per
meritarsi quella fine?Prima il padre
Vittorio,poi la madre Sofia,dunque Rocco e
adesso Caronte.Lo avevano tutti abbandonato.
Aveva risposto con laccento tipico dei popoli
slavi e aveva chinato il capo in attesa che le
venisse chiesta qualche altra cosa,ma cio non
avvenne.Giacinto si limito a farle sapere che
era stato colpito dalla sua bellezza e che
avrebbe voluto diventarle amico.Lei arrossi per
un attimo,poi se ne ando al tavolo lasciandolo
li impalato come un fusto di un albero
secolare.Marco lo richiamo,cosi se ne torno a
sedere.La continuo a fissare per il resto del
tempo che restarono nel refettorio senza che lei
se ne accorgesse minimamente.Poi si alzarono dal
tavolo e andarono ad oziare in cortile.
Proprio mentre stavano per riaffrontare il piano
di vendetta passo di fronte a loro il frate del
giorno prima.Costui si fermo per un istante ad
osservarli e li saluto,aspettava che gli
venisse chiesto dove era finito Caronte,ma cosi
non fu,quindi desunse che al ragazzo non gliene
importava piu di tanto.Nel momento in cui lo
penso e lo notifico al superiore si
condannarono,avrebbero pagato amaramente per il
gesto demandato a chissa quali ragazzi.
Il braccio andava meglio rispetto al giorno
precedente e gli spasimi erano cessati,sarebbero
occorsi altri nove giorni prima che avesse
potuto togliere la fasciatura e i punti di
sutura.Questa menomazione interinale limitava i
movimenti di Giacinto e gli dava tempo a
sufficienza per progettare un piano cospirativo
che gli impegno i successivi due giorni.
Per prima cosa bisognava scoprire cosa spronava
il superiore ad accogliere i malfamati,visto che
il loro soggiorno in convento risultava sgradito
agli stessi abietti.La notorieta caritatevole
che listituto si era conquistata non bastava a
spiegare tutto cio. I due avrebbero conosciuto
linteresse degli ecclesiastici facendo visita
nellufficio di Frate Giuseppe non appena il
braccio avesse ripreso a funzionare come
doveva.Nel frattempo avrebbe occupato la sua
permanenza cercando di conquistare lamicizia di
Sofia e magari di concretizzare le scene
immaginate in sogno in cui lei lo conduceva
nelleden peccaminoso del sesso
spregiudicato.Dopotutto non sarebbe stato
difficile persuaderla a compiere sprovvedute
leccate, giacche la sua presenza in convento
era una prova che si trattava di una
meretrice.L occasione gli si presento nel
pomeriggio del giorno di San Adriano,quando fu
ordinato che si adunassero tutti gli ospiti del
convento in cortile ad assistere alla messa in
onore del medesimo.Erano le cinque quando la
litania ebbe inizio e si potevano osservare le
facce stanche di quanti ascoltavano,eccetto i
frati sparsi tra la marmaglia.Il superiore stava
seduto su una panca a destra dellaltare
allestito ad hoc e aveva lo sguardo rivolto al
frate di fronte a lui,che celebrava la
messa.Sofia stava nel mezzo dello spiazzo e,come
le altre volte che Giacinto laveva vista,da
sola.Il contadinotto non perse tempo ad
avvicinarsi e a rivolgerle un sorriso quando le
fu vicino.Lei aveva ricambiato il gesto,poi
aveva abbassato lo sguardo sulla sua destra
fasciata,quasi a chiedergli se gli faceva ancora
male come laltro giorno in cui lo aveva visto
dolorante a terra con il sangue che sgorgava.Non
si azzardarono ad aprire bocca temendo le
possibili sanzioni di cui sarebbero state
vittime,ma la vicinanza tra i loro corpi era
prova di unintesa che con nessun altro la
ragazza aveva trovato.Stettero in piedi per il
resto della celebrazione religiosa e, quando gli
fu data la possibilita di andare in
pace,Giacinto le propose di fare due chiacchiere
sotto lo stesso albero a cui aveva legato
Caronte.Gli sguardi di approvazione della
ragazza ai suoi tentativi di ammiccamento lo
assicuravano circa la lussuriosa condotta che
lei avrebbe tenuto in suo onore se solo fosse
stato capace di adescarla e dirigerla dritto tra
le sue gambe.Le assatanate risa della barba che
non vede il sole gli grattavano da tempo il suo
carnoso e vulcanico pene,rubandogli la innocente
purezza di un fanciullo indifeso.Era tempo di
rivincite,di effetti corporei i cui impulsi
erano dati dalle emozioni erotiche private;nulla
di piu usuale di quello che era stata la vita
per il suo amico Rocco.Lemulazione a cui ambiva
lo avrebbe associato agli esseri peccaminosi del
creato e scaraventato nel bunker del piacere
inviso ai buon padri di famiglia.
Come il sogno avrebbe potuto essere il preambolo
alla saga della sua voluttuosa esistenza era
cio che doveva scoprire con laiuto carnoso di
Sofia.Ed era convinto che i servi siano coloro
che accettano le apparenze e non ricercano le
vere essenze di cui e gravido ciascun essere
animato.
Da quanto tempo sei in Italia?chiese
dolcemente Giacinto gesticolando a mo di un
avvocato.
Sono tre anni.I piu tetri della mia
vitarispose Sofia con un tono mesto.
In quel bastardo del suo interlocutore non cera
un briciolo di compassione,le parole gli
uscivano di bocca spinte dai desideri prefissi.
Poi la esorto a raccontargli di come cera
finita nel nostro Paese e le ragioni che
lavevano condotta a Latina da quei bravi
frati.Cosi lei non ebbe remore e inizi la
tragedia di cui era stata la attrice
protagonista:Abbandonai il mio paese perche i
miei sono poveri.Alcuni uomini ben vestiti
fecero un provino per future attrici e io
partecipai nella speranza di essere scelta e
contribuire al fabbisogno della mia
famiglia.Immagina che gioia provai quando mi
comunicarono che mi avrebbero condotta in Italia
e sarei diventata famosissima.Tutta la mia
famiglia avrebbe smesso di avere quel tenore di
vita misero.La verita e che mi picchiarono e
poi mi violentarono a tre prima che mi
minacciassero e mi costringessero a fare quanto
loro comandavano se non volevo che facessero del
male al mio fratellino.Mi sono prostituita per
due anni,finche non sono scappata e mi sono
rifugiata qua.
Le erano pianti gli occhi quando aveva
menzionato suo fratello,non sapeva se i suoi
sfruttatori avevano infierito su di lui e sulla
sua famiglia come avevano promesso.Giacinto, che
aveva ascoltato cio che Sofia gli aveva appena
raccontato,le garanti che quelle fattegli erano
solo minacce,ma non sarebbero state poste in
essere.Lei trovo conforto nelle parole del
contadinotto e per questo lo ringrazio di
cuore.Tra i due era sorta un innocente
commistione che non avrebbe dato adito ad
ulteriori approfondimenti,intimi e
scostumati.Almeno questo era quanto aveva
percepito lui dalle sue parole, ma le fughe
vigliacche non gli interessavano.Cio che piu
gli premeva era il risveglio di tutti i suoi
sensi a colpi di natiche in una caverna
femminile prima che calasse il velo della
verecondia ad impedire che ci si allontanasse
dai tabu ottriati dai bravi uomini,gli stessi
che copulano solo per evitare che la loro
stirpe si estingua e far echeggiare il nome
della propria prosapia tra le future
generazioni.Questo e quanto meritano gli
schiavi,la cui forza e quella di fare nuovi
adepti tra le loro file ,ma del loro falso e
passivo proselitismo Giacinto se ne infischiava.
Suppongo che non hai assolutamente intenzione
di lasciare il convento, per il timore che
quegli uomini possano mettersi sulle tue
tracce,non e vero?domando lui,dando per
scontata la risposta.
La ragazza rispose che aveva provato ad
andarsene, ma raggiunto il casello autostradale
sera girata indietro ed era ritornata li,senza
che le fosse venuto piu luzzolo di ripartire.
Capisco i tuoi timori,ma non puoi restare qui
per sempre.Cosa pensera di te la tua famiglia
se non ti farai piu viva?E cosa pensera il tuo
fratellino? le disse.
Le suscito rabbia laffermazione di Giacinto
per non aver saputo provvedere a che un altro
essere umano fosse libero da vendette
trasversali.Suo fratello o chiunque altro non
avrebbe fatto differenza.E questa la spiaggia
ove ristorano i pochi naufraghi che nel mare del
genere umano intendono lacqua dello stesso
colore e quantita,al di la della rilevanza
della parentela.Che offusca chi muove le sue
azioni solo verso i consanguinei,restando
estraneo alla specie che tutti ci accomuna.
E un caso la vita o ci accade quello che i
nostri ascendenti avrebbero potuto prevedere?
chiese a Giacinto.
Nella vita nulla accade per caso.E luomo a
scegliersi le conseguenze del suo agire,solo che
a volte si associa laccaduto a presenze
trascendentali che mai si sognerebbero di
operare per noi se solo esistesserorispose.E
poi:La compassione lhanno inventata i tipi che
non conoscono i loro limiti.Giudica il tuo
caso.Se i tuoi avessero evitato di generarti ora
non saremmo qui a compatire la tua sorte e
quella del tuo piccolo fratellino.
Sofia si altero e con voce rauca sfogo le sue
accuse contro il contadinotto:Non puoi
addossare la colpa ai miei genitori,tu che non
hai mai visto come i loro occhi si incrociano
luno verso laltro.
Con tono perentorio la fermoe le disse:Io non
mi rivolgo in questi termini sol contro i
tuoi,ma avverso quanti si arrogano la
presunzione di riuscire nel mestiere di
educatore pur essendo ben consci che e un ruolo
che non si addice loro.I patemi che affliggono
la loro prole sono loro stessi a
causarli,seppure indirettamente.Non ci sarebbe
questo fottutissimo convento senza gli errori
umani,ne tantomeno esisterebbe la religione
senza la anacronistica stupidita.E lignoranza
il vero dogma religioso che da sempre ha fatto
trasecolare il genere umano.Senza la religione
io non sarei certamente miscredente.Adesso
rifletti su quanto ti ho detto,potresti arrivare
al punto di tessere ritorsioni familiari che
ritengo legittime.
Sofia,attonita,desistette dallaprire bocca e
trascino il suo sguardo putrido alla sinistra
del suo interlocutore,verso il muro di cinta che
mai le era apparso cosi opprimente.Lui se ne
ando lasciandola assorta nelle tante filippiche
che le stavano alimentando lodio verso chi un
tempo aveva amato.La vergogna e bieca se non si
lascia afferrare da chi dovrebbe,ma il ruspante
manto della falsita le fa da regina.Unancella
che mai proverebbe ad avvezzare al dolore se non
quando e per suo tornaconto.Ci si schiva
nellempio entroterra per poi
procreare,obbedendo a chi non procreo
affatto,lasciando i suoi liberti nelle
orgiastiche mani di unistituzione che si pose
nella capitale del mondo a far da padrona.


CAPITOLO QUARTO

Il braccio era guarito,ma stentava ad
articolarsi in normali movimenti.Gli occorsero
continui e giornalieri esercizi perchelo
potesse riutilizzare come una volta.Giacinto,che
ai dolori corporali aveva sempre opposto le
preoccupazioni della madre ,dovette partorire un
impegno senza lo sprone materno.Le persone amate
alle volte devono abbandonarci per avere quello
che si aspettano da noi.E il corso naturale di
un lento fluire chiamato vita ad insegnarci la
profusione dellamore negli attimi di
solitudine,ma la compensa con la responsabilita
che fermentiamo in noi.Il contadinotto stava
crescendo di ora in ora e ne era consapevole.In
lui il passato lo rincorreva tramite i
ricordi,ma Giacinto non lasciava che fosse
travolto.Lamico laziale era stato piu di una
lezione.Giacinto lo aveva eretto a risvegliatore
della sua coscienza e mai ne avrebbe rimosso
laspetto.Trascorreva i momenti dediti alla
terapia nella camera per celare le smorfie di
dolore che avvertiva,e cogitava il piano per
arrivare nella stanza del superiore per
sbirciare nei documenti ivi custoditi.Aveva dei
presentimenti che lo impegnavano in lunghe
riflessioni.Il timore dei ragazzi nei confronti
dei frati,il lunatico comportamento di frate
Giuseppe,la morte di Caronte,erano tutti indizi
che facevano supporre la falsita degli uomini
vestiti col saio.Il loro modo di fare non
combaciava con la figura dellecclesiastico
radicata nellimmaginario collettivo.Aveva
sempre associato luomo di chiesa al parroco del
suo paese,Don Nicola.Un uomo di fede che aveva
dedicato una vita al sacerdozio.Sin da
ragazzo,gli era stato raccontato dal padre
Vittorio,la frequentazione della chiesa gli era
sempre stata gradita,persino nelle ore dei
giochi tra coetanei.Il padre si era opposto
strenuamente a che il figlio intraprendesse la
vita monastica,ma non era riuscito a
persuaderlo.Don Nicola aveva seguito il suo
credo e rotto una catena che durava da tre
generazioni nella sua famiglia,quella che aveva
visto inanellarsi avvocati su avvocati.
Ritorno nel cortile quando erano le undici
mattutine,appena in tempo per unirsi al resto
dei ragazzi per lora del rosario,il primo dei
tre giornalieri.A mo di soldati schierati in
campo di battaglia raggiunsero lingresso della
chiesetta e si disposero nelle file di panche
genuflessi.Questa pratica sin dallinizio era
sembrata al ragazzo una sorta di mensile come
corrispettivo per laccoglimento nel
convento.Era penoso riscontare negli sguardi dei
presenti una rassegnazione e Giacinto questo non
lo sopportava.Come si puo fare di un ragazzo un
cristiano se non tramite un addestramento come
questo che tribolava mentalmente?Sul lato
opposto alla panca che occupava vera Marco,con
le mani congiunte in segno di prostrazione al
cospetto di un fantomatico dio ebraico.Sofia
stava nella seconda panca alla destra
dellaltare,nella stessa posizione dellamico
lentigginoso.Era un vociare di frasi liturgiche
a iosa della durata di una ventina di minuti,che
sembravano uneternita.Il lento stillicidio di
preghiere era solo una delle tante sferzate che
venivano infierite.Fini il rito e uscirono
dalla chiesa allo stesso modo in cui vi erano
entrati.
Giacinto noto che tra le facce delle prime
panche vera calma e accettazione deliberata del
rosario.Eppure quando era giunto in convento
quelle stesse facce gli erano sembrate alquanto
diverse!
Mancava mezzora per consumare il pranzo cosi
si trattennero in cortile a conversare tra
loro.Rivolse la parola ad Andrea,uno in cui
aveva notato laccondiscendenza agli ordini e
pratiche impartite dai frati.
Ciao Giacinto gli fece.
Ti ho visto in chiesa poco fadisse
Giacinto assorto nel ringraziamento a nostro
signore.Era subdolo,ma non poteva lasciare che
i dubbi lo divorassero.
Sai,ho riscoperto la fede nel Signore Nostro
Dio in questo posto.Solo Dio ci salvera e ci
aiutera a redimerci.Questo lho capito anche
grazie alle sante parole di frate Giuseppe
affermo Andrea.
Al che il contadinotto rispose:Credi che
loperato dei frati porter loro la diaria una
volta assurti nel regno dei cieli?.
E laltro:Ne sono certo.
Giacinto si aspettava quella risposta.
Lespressione conturbante dei suoi occhi
esplicitava che il conforto del frate aveva
fatto sorgere aspettative di gloria nel ragazzo
che gli stava di fronte. La sua ingenuit lo
portava a credere di essere osservato dallalto
e vagliato per il suo operato in terra. Niente
di pi tapino di quanto era stato gi fatto in
epoca medievale dalla curia romana. Si conged
mentendogli, accennando ad un doveroso obbligo
che doveva assolvere. Nel refettorio si sedette
di fronte a Sofia per il tempo della
consumazione del pasto e, di tanto in tanto,
cercava il suo sguardo. La ragazza, ancora
frastornata dalle parole dettegli giorni prima,
non esit ad alzarsi andandogli incontro
spedita. Quando gli fu a tu per tu gli fece:Ho
capito perch ti mostri saccente, lo fai per
appagare la tua solitudine. Ed io che credevo
di aver trovato un amico in te!.
Giacinto non tent neppure di schiudere le
labbra. Fermo, algido come una pietra granitica,
si limit ad ascoltare.
Sofia continu:Ho trovato la pace che cercavo
nellamore divino, lo stesso che protegge la mia
famiglia. Nulla ora temo, se non te. Preferisco
non frequentarti pi. Se solo ti azzardi ad
avvicinarti a me lo riferir a frate Giuseppe
cos sarai espulso.
Il suo tono di voce era stato della stessa
intensit in tutte le frasi sputate. Nel seguire
il suo portamento mentre ritornava al suo posto,
intravide frate Anselmo dietro il pilastro a
destra della mensa. Sicuramente li aveva
osservati per tutto il tempo in cui Sofia aveva
parlato. Quel frate non lo convinceva. Elegante
e cortese al suo arrivo in convento, sera
mutato in tuttaltra persona. Di sicuro Sofia
aveva confabulato con il superiore dopo la
discussione dei giorni precedenti. Avrebbe
voluto tanto chiederle cosa le fosse stato
raccontato, ma non poteva contravvenire alla
minaccia fattagli. Laltro dubbio era il motivo
per cui ancora non era stato espulso dal
convento, dato che occorreva impegnare un frate
per spiarlo. Varie furono le ragioni
giustificatrici che gli passarono per la testa,
ma la pi plausibile considerava la possibilit
di rabbonirlo tramite un giro di parole. Torn
in camera per il riposo pomeridiano prima del
rosario, e, stesosi sul letto, si rivolse dalla
parte di Marco. Con voce sommessa gli notific
che avrebbero dovuto incontrarsi nel bagno
quella stessa notte.

Scese il buio e i due mantennero fede a quanto
deciso nel pomeriggio. Giacinto simul la sua
presenza in uno scompartimento del bagno
rimanendovi le sue scarpe, dato che le porte
mancavano della parte bassa. Si sedette a gambe
incrociate sulla tazza del vano in cui cera
Marco.
Fece allamico:Caronte deve essere vendicato.
Laltro non aspettava che uno come il
contadinotto per sfogare la sua rabbia contro i
frati. Il tempo serba perniciosi presenti a chi
li merita, e a volte anche a chi non se li
guadagna affatto. I due ragazzi non si
aspettavano quanto sarebbe apparso di fronte ai
loro occhi e giunto alle loro orecchie di l a
poco. Pianificarono di raggiungere lufficio del
superiore non appena si fossero accertati della
sicurezza di percorrere il corridoio, il
cortile, il refettorio e il tratto fino alla
porta. Avrebbero a turno per una settimana
verificato se i frati sorvegliavano quel
tragitto nelle ore notturne. Cos decisero e
ritornarono nei rispettivi letti a distanza di
un minuto luno dallaltro.
Il mattino dopo i due non diedero nellocchio e
in silenzio eseguirono gli stessi atti di tutti
gli altri ragazzi. Lo stesso nellarco
dellintero giorno, e cos nei giorni a seguire.
Le uniche sillabe se le compitavano nel bagno la
notte per notificarsi quanto avevano visto e
udito. Giacinto continu a scrutarsi attorno
alla ricerca di frate Anselmo e talvolta
incrociava la sua sagoma. Segno che era tenuto
ancora sotto controllo, ma dopo quattro giorni
non avvert pi il suo sguardo ficcanaso. Il suo
ripetuto silenzio aveva fatto ben sperare frate
Giuseppe, il quale gli aveva tolto il suo bravo
di torno. I giorni si susseguirono e nessuno dei
due ragazzi riferiva allaltro presenze lungo il
tragitto che avrebbero percorso. Nella notte di
sabato si accordarono che la notte della
domenica successiva avrebbero attuato quanto
progettato. La sicurezza serve ad ingannarsi. Ci
si pu crogiolare di averla fino a che non la si
compromette. Che i frati non avessero guardie
nel convento era sintomo che nessuno mai avesse
inficiato quelle trame spinate di obblighi
tessuti dagli uomini col saio. Si rischia la
medesima fustigazione a sottovalutare il
prossimo senza conoscerlo a fondo. Per questi
frati i ragazzi che ospitavano erano dei poveri
esseri animati, incapaci a vivere e pensare
senza il loro appoggio. Cadde la notte e
tesaurizz i sogni dei dormienti, decantando le
loro oniriche visioni con un epicedio. Giacinto
e Marco, con la massima accortezza, si levarono
dal letto e a passo felpato si diressero verso
il bagno. Risoluti nel loro intento, con audacia
e raziocinio scesero le scale che li separavano
dal pianterreno. Disposti ciascuno dietro un
pilastro allungarono lo sguardo oltre la porta
duscita, in fondo fino al cortile. La luce
della luna, sommessa, dava loro la possibilit
di procedere. Fossero stati credenti, avrebbero
ritenuto di origine divina quel fioco bagliore.
Si curarono di uscire dalledificio senza far
sbattere la porta, e attraversarono il cortile
rasenti il muro del refettorio. Trovarono la
porta chiusa, ma lo avevano messo in preventivo.
Lo stesso per la porta dellufficio di frate
Giuseppe. Marco estrasse dalla tasca destra del
pantalone un fermaglio per capelli e apr la
porta in un batter docchio. Era stato tra gli
adolescenti che formano la microcriminalit,
luminari delle estorsioni ai coetanei ed eruditi
in furti con scasso. La qualificazione
subiettiva di un atto fraudolente non dovrebbe
riguardare la gravit del medesimo, ma i motivi
propellenti che inducono a tali gesti, con sommo
gaudio di chi non ha dato loro manieri di gioie
e soldi perch fossero educati. Le imputazioni
di misfatti sono sempre dei salvagente, mai
degli inceneritori di spazzatura umana che
infesta ambienti salubri.
Una volta nel refettorio andarono dritti verso
la porta in fondo alla sala. La sola che li
separava dal corridoio ornato di effigi
agiografiche culminante con la porta
dellufficio del caritatevole frate Giuseppe.
Marco permise allamico di accedervi, restando
sulluscio a guisa di sentinella nel caso a
qualcuno fosse venuto in mente di varcare la
porta del refettorio. Data la cecit della
stanza, Giacinto fu costretto ad accendere la
luce, e intim allamico di chiudere la porta
per non far insospettire alcuno. Il contadinotto
ricordava vagamente cosa occupava il volume di
quellufficio, poich la prima ed unica volta
che vi era entrato aveva calamitato la sua
attenzione sullanziano frate, disinteressandosi
dello spazio contermine. Dietro la poltrona una
piccola libreria lo attir, ergo frug tra i
libri nel tentativo di reperirvi qualche
documento interessante. Lapalissiano fu lo
scartabellare dei testi, ma non lasci che il
nervosismo la vincesse su di lui. Spost di
qualche centimetro la libreria in avanti,
casomai ci fosse stata una cassaforte dietro. Di
nuovo il tutto risult velleitario. Ripostala al
suo posto, adiacente alla parete, tir in avanti
lunico cassetto della scrivania, ma era chiuso
a chiave. Spense la luce e chiese a Marco di
aprirglielo. Richiusa la porta, dopo luscita
dalla stanza dellamico, riaccese la luce e pose
sulla scrivania il contenuto del cassetto
profanato. Inizi a sfogliare i documenti con
minuzia, e stavolta trov il corpo del reato.
Con fare concitato lo lesse una seconda volta e
una terza ancora. La rubrica titolava:CRISI DI
VOCAZIONE, attestante lanno precedente a
quello in corso. Sotto verano il numero dei
ragazzi nel convento e quello di chi si sperava
avrebbe intrapreso il sacerdozio. Di seguito gli
ottantadue nomi e cognomi di questi elencati in
ordine alfabetico. Cera tra questi il suo,
quello di Sofia e di Marco. Stava per leggere la
postilla in calce al documento, quando ud dei
colpi alla porta che lo costrinsero a riporre
tutto nel cassetto. Marco,dopo averlo richiuso,
gli disse che sera accesa una luce nel cortile.
Richiuse la porta e di fretta, in punta di
piedi, percorsero a ritroso il corridoio fino
alla porta che li separava dal refettorio. Si
nascosero sotto i tavoli appena in tempo perch
non fossero avvistati da un frate che era appena
entrato. Dietro di lui vera un bambino. Si
spense la luce nel cortile,cos la luna imped
che loscurit simpadronisse del mondo ad essa
sottostante. Il frate afferr il bambino per il
polso e lo colloc alla sua sinistra dietro la
parete attigua allingresso. Intanto unaltra
sagoma avanzava a piccoli passi dal cortile,
quindi raggiunse i due. Marco e Giacinto non
potettero riconoscere chi fossero, ma non appena
aprirono bocca le loro identit si rilevarono.
Si trattava di frate Anselmo e frate Daniele. Il
bambino invece stette immobile e non pronunci
alcunch.
Frate Anselmo disse:Piccolo pargolo, tu sai
bene come la tua vita sia cambiata dal momento
che fosti accolto in questo convento. Abbiamo
rintracciato i tuoi genitori il mese scorso per
rassicurarli sulle tue condizioni di salute, e
non sai con che gioia tua madre ha ringraziato
il superiore.
Il bambino silente ascoltava queste frasi.
Quindi frate Daniele sibil:Il Signore Nostro
Dio volle che tutti fossimo riconoscenti nei
Suoi confronti. Tu ora ti abbandonerai alle
nostre carezze perch cos scritto nelle sacre
scritture. Mancare di rispetto ai comandamenti
da Lui impartiti significherebbe peccare.
Poi gli spieg la valenza dei gesti che lui e
laltro frate avrebbero compiuto al suo
corpicino innocente. Un raggiro di parole per
turlupinarlo artatamente, prendendo in prestito
le abluzioni di una filosofia religiosa
concorrente e adulterandole.
Frate Anselmo esclam:Lascia che prepariamo le
tue membra per il Signore Nostro Dio, cos come
stato fatto con tutti i ragazzi qui presenti.
Non opporre il tuo timore.
Nascosti dietro le panche carponi, Marco e
Giacinto ascoltavano quanto era detto. Le voci
dei frati erano sommesse, ma non cos basse da
rendere impossibile ai due di origliare.
Giacinto aveva rivolto lo sguardo allamico,
dopo lultima frase di frate Anselmo con le
pupille fisse e le sopracciglia elevate.
Sgomento gli aveva creato quella mefistofelica
situazione. Marco con il palmo della mano gli
intim di non farsi venire alcuna idea e gli
impetr di restare in quella posizione finch i
tre non se ne fossero andati, qualunque cosa
avessero fatto. Giacinto lo rassicur che non si
sarebbe mosso. Sebbene fosse stato esiguo il
periodo che aveva trascorso in quel convento era
stato bastevole per accorgersi che non erano
lesinate le punizioni a chi non avesse
rispettato le regole. Caronte era stato solo una
delle vittime, chiss quante prima di lui erano
state sodomizzate e relegate nel sentiero delle
smarrite vie. sconcertante acclarare come i
fatti mutino le cause ad essi connesse per
volont di pochi. Il corso di quel tempo era
stato esteso per pura contingenza dei due
ragazzi, ed ora i dubbi sul da farsi li
assillavano. I frati intanto serano disposti
luno di fronte al ragazzo, laltro dietro. Gli
si tolse la maglietta, mentre frate Daniele alle
spalle sbotton il pantalone per poi abbassarlo
fino allaltezza delle ginocchia. Il bambino
accondiscendeva ai gesti dei frati per la paura
di peccare. Nellimmaginazione febbrile
adolescenziale le cose si ingigantiscono a
dismisura per poi ridursi alla loro reale
grandezza con la maturit che gli anni a venire
concedono di solito. Persino unapostata abiura
il suo credo in et adulta, mai prima del
raggiungimento della consapevolezza
dellarbitrio umano. la legge naturale delle
generazioni antropologiche, le quali si
susseguono come firmamenti di versi vergati da
un poeta riflessivo e sfuggente. Questo scinde
i molti da chi le gesta le racconta, non per il
gusto di narrarle, ma perch lunica cosa che
capace di fare. Il bambino fu privato anche
delle sue mutandine. I due frati iniziarono a
centellinarlo con avidit, a trastullargli le
parti intime,ad abusare di quellessere
innocente come uno stelo derba pestato da un
gregge di pecore. La sagoma alle sue spalle
carezzava i canditi glutei con il palmo della
mano destra, sfogliando la chioma bruna con
laltro palmo. Frate Anselmo sviscerava
ripetutamente il piccolo glande, mentre il pene
stentava ad ergersi. Dietro le panche i due
ragazzi mirarono i caritatevoli gesti dei due
ecclesiastici e la sconcertante immobilit del
bambino. Non potevano intervenire. Erano ormai
passati due lustri da quando quel convento aveva
iniziato a profondere amore nei confronti dei
diseredati, e nessuno aveva minimamente
sospettato di quel che realmente accadeva. I
frati, stolti nelle loro intenzioni,erano
succubi di voluttuosit a cui il loro corpo li
conduceva. Osservare quella scena comportava
riempire la gerla di nuove verit, facendo
tracimare le preesistenti credenze. Il valore
divino del messaggio biblico fu alienato quella
notte agli occhi dei due ragazzi da chi si era
vestito col saio, promettendo fedelt e castit
al Trino.
Marco tast il fianco destro di Giacinto per
convincersi di nuovo che non avrebbe preso
alcuna iniziativa. Era connivenza la loro, la
pi meschina partecipazione ad un atto illecito,
ma dovevano essere rei per prudenza. Le
motivazioni scagionano solo chi le partorisce, e
non anche chi le ascolta. Quando sembrava che la
scena si sarebbe protratta allo stesso modo in
cui era iniziata, si sent il ragazzo ansimare
con la sua vocina acuta. I frati gli
rinfacciarono lipotesi di peccato e lo misero a
tacere. La potenza del carismatico plagio
dellistituzione cristiana per secoli aveva
mietuto vittime. E avrebbe proseguito sulla
falsariga degli anni precedenti per altrettanto
tempo.
Frate Daniele prese la sinistra del bambino e,
divaricatosi le gambe, la fece salire lentamente
fino allaltezza del pube. Il saio si sollevava
man mano che il braccio puerile saliva le cosce.
Si fece toccare e lo tocc, ma non ci fu mutuo
piacere. Il sopruso durava da una decina di
minuti, i frati non davano segno di appagamento
totale. Lo si capiva dai diversi movimenti degli
arti che costringevano a tenere al bambino.
Intanto frate Daniele aveva appoggiato il suo
prepuzio sullorifizio anale altrui e
masturbandosi gli inumid i glutei. La
penetrazione sarebbe stata difficile ed anche i
gemiti di dolore non gli avrebbe potuto sedare
con la minaccia della pena celeste. Immaginarsi
un fanciullo privato del candore, della libert
di giocare senza ripensare alle angherie subite,
non pu far porgere laltra guancia a chi lo
denud e mut il corso dei suoi anni a venire.
Quando anche frate Anselmo eiacul tra le
braccia infantili, il gioco fu archiviato e gli
abissali richiami sopiti. Il bambino utilizz il
fazzoletto per pulirsi e se lo ripose in tasca,
ergo i tre uscirono dal refettorio e sparirono
oltre il cortile. Marco ed il contadinotto
emersero da dietro le panche e con abile
destrezza ritornarono nei loro letti in
camerata. Le ore che li separavano dallalba le
avrebbero impegnate a rimuginare quanto appreso
quella notte. Giacinto non ebbe il tempo di
informare lamico del contenuto del documento
rinvenuto nellufficio di frate Giuseppe, gliene
avrebbe parlato in mattinata in cortile, prima
di pranzo. Marco era stato fedele al piano
progettato, non aveva mai esitato a
parteciparvi. Il contadinotto non aveva osato
chiedergli il motivo di tanto odio nei confronti
dei frati,ma non dubit mai delle sue
intenzioni. Di sicuro gli era stato fatto
qualcosa o qualche suo amico aveva fatto da
cavia per le esemplari punizioni. Frate Giuseppe
riusciva ad accaparrarsi le simpatie dei
ragazzi, prima o poi, e godeva di unottima
stima in tutto il territorio nazionale, ignaro
che le carte fossero state scoperte. Era
presente in convento tre giorni a settimana, di
solito nei giorni dispari, delegando il comando
a frate Anselmo in sua assenza. Le veci possono
compromettere il rappresentato se chi le fa di
indole diversa da chi gliele concede. Costui
aveva accolto Giacinto ed il suo cane con grazia
ed eleganza, ma un attimo dopo aveva svelato il
suo carattere imperioso. Il suo unico referente
era il superiore, ergo trattava gli altri frati
come sottoposti. Solo frate Giovanni non gli
rinfacciava ghigni quando gli si mancava di
riverenza. Giacinto si era convinto della sua
buona fede dal primo momento che laveva
incrociato. Era oltre i trentacinque anni, con
pochi capelli, zigomi sporgenti e barba
semicanuta, un perticone che superava i
centottantacinque centimetri. Lunico frate
amichevole. Numerevoli volte si era associato ai
ragazzi in cortile ed aveva intavolato
discussioni con loro, sempre che non fossero
emersi tab. Il suo era il punto di vista di uno
schietto giovanotto aperto, ma limitato nella
landa dellesperienza umana. Aveva frequentato i
luoghi sacri sin da ragazzo e aveva studiato
presso i frati benedettini, per poi
intraprendere il seminario e vestire il saio. La
vocazione ti restringe il raggio di azione aduso
ai movimenti pratici, ma ti spalanca le finestre
soleggiate dallamore divino, quasi gli veniva
voglia di compatirlo. Dopo questi baluginii
temporanei, il rampollo si perse nel sonno
profondo.

CAPITOLO QUINTO

Il luned mattina, alla solita ora, rintocc la
campana. Si alzarono i due senza menzionare i
fatti della notte. Dopo il lavaggio corporale si
diressero verso il refettorio per la prima
colazione. Il tragitto non era pi lo stesso ai
loro occhi, quasi avanzavano scuotendo il capo
a destra e sinistra per accertarsi che non vi
fosse alcuna sgradita presenza. Non erano
diventati pazzi. La stanchezza li abbatteva, i
riflessi li avevano appannati e serbavano ancora
il timore di stare in procinto di essere colti
in fallo. Non potevano concedersi il lusso di
mostrarsi stanchi, avrebbero insospettito i
frati e i ragazzi in combutta con loro. Tra la
marmaglia, Giacinto intravide la schiena di
Sofia procedere in testa al gruppo. La
tentazione di accostarla laveva, ma il
raziocinio gli raccomand di esimersi dal farlo.
La settimana precedente aveva fatto mutare
lopinione dei frati sulla sua persona, e non
intendeva rimettersi addosso lo sguardo di frate
Anselmo. Si chiedeva se liscrizione del suo
nome nella lista fosse avvenuta nel corso di
quella settimana o se era gi stata fatta al suo
arrivo. Fu la morte di Caronte a farlo
parteggiare per la seconda delle due possibili
ipotesi; il suo cane ostacolava la sua
attenzione dallunico essere a cui doveva
prestarla, il Signore Nostro Dio. Era erudito in
campo teologico per unora al giorno prima della
cena. Costretto a memorizzare passi di bibbia e
inni di lode, formalmente era divenuto un buon
soldato cristiano. Laddestramento d i suoi
frutti se a seminare vi provvedono fertili
agricoltori, ma i frati del luogo poca fede
dovevano avere. I loro meccanismi di crescita
intellettuale dei ragazzi avrebbero dovuto
fungere da tampone ad una mancanza di fedeli
casti. Giacinto matur lidea che la crisi di
vocazione fosse coeva alla consapevolezza, da
parte degli uomini, di poter predicare senza
abdicare alla propria virile indole. Da
rimpiangere era solo il tempo occorso per
capirlo, nientaltro. Sera persuaso che la
castit fosse contro madre natura, la quale ci
forn organi genitali. Avrebbe volentieri posto
un quesito ai frati e suore su un alternativo
utilizzo degli stessi, ma era certo che risposte
non avrebbe avuto. paradossale lidea che
qualcuno possa ammettere di disobbedire alla
prescrizione biblica, la quale ammonisce di
occupare il globo terrestre tramite la
moltiplicazione degli esseri umani. Luomo
pagano propose luso dei genitali per fare
incetta di piacere, avulso da qualsiasi intento
procreativo, eppure i pargoli non stentarono a
nascere. Per il derviscio rustico i pagani
operavano per convenienza, allo stesso modo di
chi genera per non estinguersi, entrambi
accomunati dalla reit di perpetrare la certezza
di morti sicure ad ogni nascituro. La faccia
oscura del genitore.
Varcarono la soglia per accedere nella mensa e
contemporaneamente i loro sguardi si
concentrarono sulla parete a destra, lo stesso
luogo in cui nella notte sera riesumata
loscura voluttuosit di frati indemoniati.
Marco gli era dietro, ma non si accorse neppure
di Giacinto. Era rimasto sgomento dopo
laccaduto e sfoggiava rabbia per non aver
potuto osteggiare la malattia dei frati. Tra i
bambini che sciamavano nel refettorio non ve
nera alcuno che avesse potuto far capir loro di
essere stato la vittima nelle ore piccole della
domenica precedente. I frati erano stati scaltri
a fargli credere che il silenzio e la passivit
erano elogiati dal Redentore.
Il trambusto non lo coinvolse, con apatia and a
sedersi alla stessa panca dietro cui serano
trincerati poche ore prima, mentre Marco occup
una panca al centro del refettorio. Frate
Daniele se ne stava impalato vicino alla porta
dingresso a mani congiunte. Consumata la
colazione, dovettero recitare il santissimo
rosario. Conclusa la pratica, finalmente si
ritrovarono in cortile. Marco doveva essere
informato assolutamente della scoperta avvenuta
nellufficio del superiore. Giacinto lo vide
allombra sotto lalbero e mosse i passi nella
sua direzione.
Avvicinatolo gli disse:Stai calmo e facciamo
finta di cianciare. Nessuno deve insospettirsi.
Lamico annu e si sedette a gambe incrociate
invitando laltro a fare lo stesso, poi
chiese:Cosa hai intenzione di fare ora?.
Quello che abbiamo visto nel refettorio non
tutto gli rispose.
A cosa ti riferisci?.
Ricordi che ho sfogliato il contenuto dei
documenti del cassetto della scrivania del
superiore? Ho trovato un foglio su cui erano
annotati vari nomi, tra i quali figurava il tuo
fece Giacinto.
Al che laltro disse:Di che si tratta?.
Il convento stato aperto per uno scopo ben
preciso. Si cerca di plagiare i ragazzi ospitati
per far fronte alla crisi di vocazione degli
ultimi anni. I nostri nomi erano tra i possibili
seminaristi.
Marco, con stupore, non riusciva a credere alle
sue orecchie. Le novit esacerbavano gli animi
distolti dalla repentina sagacia
nellafferrarle. Quel martirio da anni andava
avanti, e solo adesso i sai erano stati smessi a
falsi cristiani per opera dei due giovani
ragazzi, mossisi per commemorare con la vendetta
il ricordo del pastore tedesco. Inoltre erano
venuti a conoscenza dellesistenza di pedofili
tra coloro che avrebbero dovuto proteggere gli
infanti inermi, di per s gi stremati in quanto
privi dellusbergo materno. Che addolora quando
manca.
Il vento leggermente sfiorava le cime
dellalbero che li sovrastava, le ombre dei rami
disegnate a terra ondeggiavano in sincronia con
questi ultimi, i due ragazzi accovacciati sul
prato del cortile, luno speculare allaltro, si
ponevano domande a vicenda. I sospiri dei loro
corpi si mescolavano al leggero venticello,
senza stuccare. Un sinolo ineffabile con madre
natura che trascendeva le mura del convento, al
di sopra della cima dellalbero, quindi si
librava nellatmosfera circostante il ceruleo
soffitto.
Marco spezz il silenzio:E ignobile il modo di
comportarsi di questi frati. Ed io che ritenevo
la loro severit solo uno strumento teleologico
per ammansirci! Sono stato davvero ingenuo.
Lamico lo rassicur che erano stati troppo
furbi perch si potesse scoprire la loro meta.
Laccoglimento caloroso, la cordiale faccia del
superiore connessa al suo profondo benvenuto,
erano tresche in cui chiunque sarebbe caduto,
allo stesso modo in cui era successo a loro.
Poi aggiunse: Di sicuro non dobbiamo parlarne
con alcun frate. Avessimo visto solo frate
Anselmo e Daniele avrei anche optato per un
colloquio con il superiore, ma il documento
ritrovato ci induce ad agire come ho appena
detto. Lo ritengo a conoscenza anche della
pedofilia, se lo vuoi proprio sapere.
Allora Marco:E perch mai non fa cessare gli
abusi?.
Non lo so, forse perch teme che potrebbe
perdere lappoggio dei frati nel raggiungimento
dello scopo che ha edificato lintera baracca
ipotizz il derviscio.
Io dico che qui c qualcosa che investe
autorit superiori a frate Giuseppe. Un uomo
solo non pu lanciarsi a capofitto in questo
raggiro per rimediare alla carenza di
seminaristi. Se riusciamo a farlo sapere
scoppier uno scandalo enorme, che coinvolger
le fondamenta dellistituzione afferm Marco.
Giacinto con una smorfia di sorriso fiss le
pupille del suo interlocutore e lo invit a
decampare dalle sue bramosie. Anchegli si era
convinto che qualcuno avesse impartito al
superiore il compito di addestrare giovani, ma
che avrebbe potuto provocare scosse telluriche
alla curia romana era un sogno. Che per secoli
singoli individui, definiti eretici, apostati,
miscredenti, avevano tentato di realizzare senza
riuscire neppure a salvare la propria pelle.
Quante le tribolazioni inferte, quante le prove
addotte per sciorinare al mondo la purezza della
Chiesa, quanti i martiri immolatisi sul patibolo
della scienza, che capitola di fronte allimmane
potenza vicaria di Dio in terra.
Giacinto non avrebbe mai aggiunto il suo nome
alla sequela di sobillatori del passato. Era
solo un ragazzo, ma le lezioni le apprendeva con
la stessa velocit con cui coglieva le novit
dal vissuto. Il padre Vittorio negli anni aveva
cresciuto un uomo, pi che un adolescente, e non
lo avrebbe condiviso per come aveva deciso di
consumarsi lesistenza. La fulgida apparizione
del samana laziale era stata la baionetta da cui
era scappato; mai sarebbe ritornato sui suoi
passi se non ce ne fosse stata necessit. Le
circoscritte vie dei paesi sono abitabili fino a
quando non ti viene a mancare laria. Capiva
linutilit di quel posto ogniqualvolta
allungasse il suo sguardo oltre le mura
monastiche.
Lasciami qualche giorno per riflettere, e
trover una soluzione fece al lentigginoso
volto di fronte.
Quindi si alzarono e cambiarono discorso,
aumentando il tono della voce di quel tanto che
bastava a che fossero ascoltati.
Intanto frate Giovanni poco distante scherzava
con tre ragazzi; Giacinto conged Marco e si un
al gruppetto. Aveva intenzione di stuzzicare
lecclesiastico su alcuni punti. Il frate aveva
labitudine di accentuare le parole che
pronunciava sulla penultima sillaba, quasi a
sottolinearne limportanza e renderle pi
misteriose circa laccezione che ad esse si
poteva connettere. Alle volte la sua precisione
suscitava ilarit, ma ormai nessuno ci faceva
pi caso. La sua simpatia lo aveva fatto entrare
nelle grazie dei ragazzi, e ci sarebbe rimasto
se non fosse cambiato.
Quando si accorse della presenza di Giacinto lo
invit a partecipare attivamente. Si
chiacchierava sui progetti futuri di ognuno di
loro, delle aspirazioni, ma non un cenno era
fatto agli impedimenti che avevano tarpato loro
le ali. Il convento, pur nella sua monotonia e
ristrettezza, era stato lo scoglio a cui si
erano ancorati quanti naufragavano nella societ
civile. Il contadinotto associava le figure dei
coetanei agli animali, che si lambiccano il
cervello per trovare il modo di rifocillarsi.
Poi se ne pentiva e se la prendeva con se stesso
per non aver saputo comprendere gli affanni
altrui. Le interminabili ore dedite alle
riflessioni si sommavano ai lunghi monologhi che
soleva imbastire. Lo faceva sin da quando gli
era morto il padre. Gli era mancata la persona
con cui interloquiva durante il giorno, ma non
poteva sostituirla con un alter ego.
Anche voi giocavate alla nostra stessa maniera
alla nostra et? chiese Giacinto al frate,
avendo gi bene in mente quali domande avrebbero
seguito quella appena posta.
Il frate non gli neg di non essere stato in
passato un compagnone a causa della sua
timidezza, ma che le volte in cui partecipava ai
ludi con i suoi amici praticava gli stessi
passatempi.
Pensate se qualcuno vi avesse rovinato il
divertimento, la vostra infanzia non sarebbe
stata la stessa. Non credete? lo fustig
Giacinto.
Il frate mut lespressione facciale
togliendosi il sorriso stampato sul volto. Gli
altri ragazzi smisero di rumoreggiare e tacquero
in attesa di una risposta del frate che non
tard.
Rivoltosi al ragazzo, con tono secco e senza
rinunciare al suo tic logopatico, gli
disse:Nessuno pu rubare linfanzia altrui. Mi
sono prodigato a che ognuno di voi avesse una
vita normale e non permetterei mai che alcuno si
azzardasse a farlo. Almeno fino a che starete
nel convento. Il suo viso accentu le sporgenze
degli zigomi, mentre le sue braccia cessarono di
dimenarsi come tentacoli di un arconte.
Giacinto era riuscito a scoprire la natura
dellinterlocutore. Prima aveva affermato che
mai avrebbe permesso soprusi a scapito dei
ragazzi, poi aveva posto come condizione della
sua protezione la presenza nel convento. Di
sicuro era coinvolto come gli altri frati, anche
se non sembrava essere un pedofilo. Avrebbe
voluto chiedergli se fosse a conoscenza della
perversione dei suoi colleghi, ma non poteva.
Questo era lennesimo filo spinato che demarcava
il volere dal potere.
Fece per andarsene, quando il frate chiese:C
qualcosa che non va?.
E lui:No, che mi mancano i miei cari.
Pronunci la frase molto lentamente, suscitando
compassione. Il frate allora lo rassicur che
non avrebbe dovuto temere alcunch.
Frastornato dal clamore ed estenuato per non
aver dormito,si diresse nuovamente sotto lombra
dellalbero,a pochi metri.Marco sera appoggiato
al fusto con la schiena,avendo le gambe stese in
avanti.Giacinto lo affianco accasciandosi al
suolo.Non una parola fuoriusci da entrambe le
bocche.Si scambiavano sguardi alternati a
chiusure di palpebre talvolta
sincrone.Meditavano come santoni pensando che
occorresse fare una mossa successiva.Consci di
aver scardinato gli intrecci di vimini dei
frati,erano assaliti dalla fretta di liberarsi
da quelle conoscenze grevi.
Frate Giovanni si stava inoltrando nel
refettorio nellattimo in cui stava uscendo
Frate Daniele.Tutto sotto locchio acuto di
Giacinto,che presunse di essersi fatto
scoprire,ma i due si limitarono ad una scambio
di saluto con un mero cenno del capo.La domanda
rivolta a frate Giovanni sembrava che lavesse
lasciato passivo o quantomeno era riuscito a
giustificarla accennando alla nostalgia dei
genitori.Dora in avanti non avrebbe piu
tentato mosse azzardate,non gli conveniva.


I giorni seguenti videro il contadinotto e il
suo amico avere lo stesso comportamento della
settimana appena trascorsa.Rispettosi delle
regole interne del convento,vellicavano frate
Giuseppe a fare affidamento su di loro per la
realizzazione del suo scopo.Il teatro sera
implementato,le parti dei buoni le recitavano
anche i due ragazzi calatisi nella scena
inaspettatamente,ma che gli era divenuta
familiare in poco tempo.Le agnizioni dei
colleghi non erano piu dovute a controlli sul
posto,i loro simulacri costituivano parte
integrante dellallestimento scenografico.Dopo
tanti ripensamenti,finalmente aveva deciso cosa
fare.Gli ci erano voluti quattro giorni di
lunghe riflessioni.Aveva sfruttato le ore
notturne per valutare i pro e i contro delle
possibili soluzioni,ma non aveva mai esitato ad
abbandonare il convento per divulgare i segreti
che serbava,insieme allamico Marco.Dopo averlo
riferito a costui, attendeva impaziente che
arrivasse la domenica, le cui ore notturne
lavrebbero visto protagonista della sua fuga
dal posto. Aveva raccomandato allamico di
tenere la bocca chiusa fino al suo ritorno o
quanto meno fino a che non fosse riuscito a
riverberare il dolo dei frati. Dopotutto non gli
conveniva prendere singole iniziative, rischiava
di essere severamente punito. Marco convenne con
lamico su quanto aveva stabilito e promise di
tenere gli occhi ben aperti. Scegliere un altro
giorno per fuggire richiedeva la certezza
dellassenza dei frati, come nelle tenebre
domenicali. Perdere altro tempo a sindacare i
loro movimenti gli sembrava rischioso e non
poteva permettersi il lusso di farlo. Cos aveva
deciso e non ritorn sullargomento per un
ulteriore emendamento. Quando giunse la notte
tanto attesa, aveva gi preparato il sacco in
cui aveva riposto le sue parve cose e con crasso
entusiasmo scese le scale fino allatrio
sottostante. Una volta fuori si diresse verso il
muro e con abile destrezza lo super.
Diversamente dal modo in cui aveva raggiunto il
posto, ritenne lautostop smodatamente
aleatorio. Non poteva permettersi passi falsi,
tutto doveva filare liscio come lolio. Inoltre
lassenza di Caronte gli dava maggiore libert.
Raggiunse a piedi la pi vicina fermata dei
mezzi pubblici e pose le suole sul predellino
del primo autobus che si ferm. Si mun di
biglietto a bordo e percorse via De Pretis, per
poi scendere alla stazione centrale. Ivi si
diresse allufficio informazioni per chiedere
gli orari dei bus diretti al suo paese. La
stazione era vuota, eccezion fatta per gli
impiegati che vi lavoravano. Laria che si
respirava gli arrivava gi nei polmoni dopo aver
fatto degustare alle sue narici i gas esalanti
del gasolio. Fu lunico motivo per cui il
contadinotto sarebbe stato disposto a ritornare
in convento. Si sedette su una panca della sala
d aspetto, alla vista degli impiegati. Gli
conveniva restarsene al sicuro fino alla
partenza del bus e non addentrarsi nella fitta
oscurit del piazzale in cui sostavano i mezzi.
Uno era appena arrivato, lautista si accingeva
a compiere le manovre necessarie per metterlo
nelle apposite strisce. Sbirci nel sacco con la
punta dellocchio e tir fuori con la destra una
punta con cui si copr la schiena. Laria era
gelida e si avvertiva il freddo sulla pelle. Le
mani avevano assunto un colorito cremiso e i
piedi li scuoteva per far circolare il sangue.
Un termosifone alquanto danneggiato tossiva a
pochi metri alla sua sinistra, dietro lo
sportello ove era seduto limpiegato. Due
persone, una coppia di quarantenni, celermente
stavano raggiungendo la biglietteria. Avrebbe
voluto che il sonno lo avvolgesse,che la fatica
lo manomettesse, che fosse solo un incubo quello
che gli stava accadendo. Era partito dalla casa
natale con progetti diversi, il mondo era pronto
ad accoglierlo. Ora si trovava in una squallida
e deserta sala d attesa, pronto a far ritorno
al paese di origine con una reproba verit.
Attese quaranta minuti larrivo del suo bus,
quando lo vide fermo nel piazzale si alz e,
ripreso il sacco, vi sal a bordo. Altre quattro
persone sarebbero state suoi compagni di
viaggio, ma con nessuno si perse in chiacchiere.
Ne approfitt per riposarsi. Scese appena fuori
dal casello autostradale e sincammin verso il
paese a piedi. Erano ormai le quattro e nel giro
di una mezzora sarebbe stato ancora nella sua
vecchia casa. Abbrevi il tragitto inerpicandosi
per scoscese valli, infangandosi. Tanta era la
voglia di rimettere piede al sicuro, lontano dal
posto frequentato, che non badava al logorio a
cui stava sottoponendo i suoi cenci e le sue
membra. Intravide il campanile della chiesa
dalla cima di una collina ed intorno le case dei
suoi compaesani. Acceler il passo,
trascinandosi il sacco sulle spalle. Giunse
nelle vie comunali silenziose che erano quasi le
cinque del mattino; solo qualche cane, tenuto
alla gogna, lo avvist e gli abbai contro.
Prosegu fino alla casa e prese la chiave al
solito posto. Una volta dentro, si sbarazz del
sacco e fil dritto nel letto.


CAPITOLO
SESTO

Apr gli occhi in pieno pomeriggio,sera
concesso un lungo riposo.Erano le sedici
pomeridiane.Preferi poltrire qualche istante,ma
lo infastidivano i dardi solari che penetravano
nella stanza oltre la persiana.La foto della
madre Sofia sera impolverita lungo la
cornice,le lenzuola infangate dai suoi vestiti
serano raggrinzite in alcune parti e gli
creavano prurito.Resto a fissare la madre
prospiciente il suo volto,gli pareva Monna
Lisa.Il suo sorriso sembrava ostentare un sommo
rammarico;il figlio se ne dispiacque e trattenne
le lacrime.Non si capacitava che la madre
potesse disapprovare linteressamento che aveva
dedicato alla faccenda dei frati.
Balzo dal letto e si reco dritto verso il
lavabo per ripulirsi.La barba non gli era ancora
cresciuta,nonostante mancassero solo pochi mesi
al compimento del diciottesimo anno di
eta,ragion per cui si godeva le gioie di un
glabro.Scese al pianterreno e apri le persiane
per far uscire laria viziata.Ergo usci dalla
casa riponendo la chiave sul davanzale della
finestra dietro la pianta e sincammino verso
la chiesa,da don Nicola.Avrebbe raccontato a lui
ogni cosa,la sua saggezza lo rassicurava.Il
prete lo conosceva si da quando la madre Sofia
lo portava in chiesa ancora in grembo.Con il
passare degli anni era diventata sempre piu
rara la sua partecipazione ai riti liturgici,ma
mai aveva mancato di rispetto al parroco.La fede
che nutriva traspariva dalle omelie tenute nel
corso delle messe e dallenfatico tono con cui
decantava gli osanna.Aveva battezzato tre
generazioni nella sua lunga missione,gran parte
degli adulti ancora gli porgevano i loro omaggi
per aver saputo educare un intero paese a che la
cupidigia non distruggesse i valori sacri della
famiglia.
La prima compaesana in cui simbatte fu donna
Giovanna,la moglie del fabbro.Le diede la
buonasera e prosegui.Allo stesso modo liquido
chiunque lo saluto.Le sue credenziali non erano
delle migliori secondo il giudizio del paese,e
la fabbrica paterna non lo avrebbe piu tutelato
dalle grinfie di quanti per anni vi avevano
lavorato,talvolta in condizioni
disumane.Raggiunto il portone della sacrestia a
destra della chiesa,vide Michele che piegava gli
abiti liturgici,curandosi di non farli
stropicciare.
Era sacrestano da sette anni,da quando le
condizioni precarie dellanziana madre gli
avevano aperto le porte della fede.Non che fosse
un miscredente,ma prima della convalescenza di
donna Laura bazzicava il pavimento ecclesiastico
nei soli giorni delle festivita.Don Nicola era
stato piu di un padre per lui,e lo aveva
aiutato a superare il trauma della morte della
madre.Che aveva raggiunto il marito dopo tre
anni dalla sua scomparsa.
Con educazione batte tre piccoli colpi sul
marcito legno e Michele si volto.
Giacinto,sei tornato? gli chiese con
meraviglia.
Si.Ti ho visto intento ad occuparti di quegli
abiti e ho pensato di salutarti gli rispose.
Sono anni che lo faccio,ma e sempre come la
prima volta.La noia subentra alla prolissita
opprimente.E questo non e il mio caso.
Volevo sapere se don Nicola e in chiesa.Ho
urgente necessita di vederlo.Lo affermo con
tono secco e deciso,al punto che il sacrestano
sincuriosi.
Si tratta di una faccenda importante suppongo
fece Michele.
Giacinto,smorzando il tono:No,e solo una
preoccupazione mia.Niente di particolarmente
interessante.
Purtroppo non e in chiesa.E andato a Frugino
per officiare una messa funebre.Sara di ritorno
per ora di cena.Ti conviene ripassare domani.
Il contadinotto lo ringrazio
dellinformazione,ascoltando il suo monito.Don
Nicola esercitava il sacerdozio anche nella
parrocchia di Frugino,un paese limitrofo di
tremila abitanti.Raccontava spesso in paese di
come venti kilometri di distanza separavano due
cittadine totalmente diverse.Suscitava riso in
chi lo ascoltava lamentarsi di come,nei primi
tempi,avesse trovato difficolta a comprendere
il dialetto locale,provvisto di termini radicati
nella tradizione di quella gente e dei rimedi a
cui aveva dovuto ricorrere per afferrare il
significato di quanto gli dicevano.Talvolta
chiedeva se gli potevano dare la traduzione in
italiano,altre volte non interrompeva i suoi
interlocutori riservandosi lonere di farsi
svelare i significati dal sacrestano del
luogo.Ma in questultimo caso peccava,fingendo
di comprendere.Uneccezione che il buon Dio gli
avrebbe concesso,era solito ripetere.
Al ritorno alla casa trovo lo zio ad
aspettarlo,con la moglie Flora,la quale gli
aveva portato un cesto ricco di leccornie
caserecce e aveva spolverato le varie stanze
durante la sua assenza.Dopo essersi scambiati i
convenevoli,la coppia chiese a Giacinto dove era
stato,mostrandosi gai del suo ritorno.Il ragazzo
non accenno al convento e si invento una
storia nel momento in cui la raccontava.Accenno
alla citta di Roma e agli interinali lavori che
aveva svolto per pagarsi vitto e alloggio in una
pensione con vista sul Tevere.Addirittura,per
rendere la sua novella credibile,mostro alcune
macchie sulla sua schiena,procuratesi quando
aveva salito alcune collinette per raggiungere
il paese,additando che fossero state causate
dalle punture delle zanzare.Era capace di
mentire con facilita,di raggirare senza
scrupoli chi decideva lui.I due lo
compatirono,assicurandosi che si sarebbero tolte
in pochi giorni con i miracoli di un infuso
preparato secondo i crismi di una vecchia
ricetta.La saggezza degli anziani sera
sostituita sovente ai dottorati in
medicina,senza lasciare amarezza in quanti ne
erano stati beneficiati.
Lo zio Lucio aveva qualcosa di importante da
dirgli,ma non sapeva come iniziare.Largomento
avrebbe toccato il nipote profondamente,e forse
avrebbe fomentato odio nei suoi confronti.Quindi
rivoltosi alla moglie Flora le chiese se poteva
discutere in privato con Giacinto.Lei non esito
a togliere il disturbo,gia sapeva di cosa il
marito avrebbe parlato.Si rispiarmo il suo
piagnisteo e il biasimo del derviscio.
Voglio che tu sappia quanto dispiacere ho
provato,e tuttora provo,per cio che e
successo inizio.
A cosa ti riferisci? di colpo
Giacinto,facendosi passare per la mente
innumerevoli presunzioni di eventi tragici.
Tu mi desti in gestione la fabbrica che tuo
padre per anni aveva portato avanti,dilapidando
sudore.Ebbene,e andato tutto perduto!.
Cosa diavolo stai dicendo zio? domando
Giacinto,inasprendo il tono gutturale.
Al che laltro proruppe:E fallita.
Cosa? Come e successo? alzo la voce,che
risuono per le stanze della casa.
Sono stato un incosciente a ritenere possibile
un arricchimento in tempi brevi.Ascoltami
attentamente.
Ascoltarti! Dovrei pure ascoltarti! E no caro
zio. Hai gi asserito la tua colpevolezza.
Questo basta a farmi pentire di averti assegnato
quel ruolo lo interruppe Giacinto, con i nervi
tesi e le vene gonfie lungo il collo.
La discussione sembrava essersi interrotta,
quando lo zio non accett la irriverenza del
ragazzo. Con forza lo afferr per le spalle e lo
incoll alla sedia di vimini dietro di lui,
obbligandolo ad ascoltarlo. Voleva che sapesse i
reali motivi per cui era caduto in errore, da
amministratore aziendale. Non aveva ragioni
lucrose personali per compiere loperazione che
aveva posto in essere, non essendo titolare
della propriet della fabbrica.
Si sedette di fronte al nipote, che non si
oppose, e calm la sua ira. Quindi riprese a
parlare:Allindomani della tua partenza vennero
in ufficio due tizi impettiti e impeccabili
nella dizione a propormi una fusione con la
Ruini-Figi, lazienda di polistirolo che
fornisce materiale pari al 70% in tutto il basso
Lazio. Avevano problemi finanziari e gli serviva
un appoggio. Mi mostrarono le previsioni di
ripresa attestate da enti statali riconosciuti e
a titolo di contropartita a noi sarebbe spettato
il 60% dellattivo.
Ma le previsioni non si sono realizzate e
conseguenza della fusione stato il fallimento
di entrambe le aziende sentenzi Giacinto,
anticipando quelle che sarebbero state le
parole dello zio.
E andata proprio cos, purtroppo gli
conferm.
E tutta la povera gente che lavorava? Hai
pensato quali perniciosi danni ha fatto il tuo
spirito imprenditoriale? gli rinfacci,
stemperando un sorriso denigratorio.
Loperatore economico in erba si ammutol, ma
questa volta non ebbe la forza per tacere il
nipote. Era solo un ragazzo e agiva distinto,
con la presunzione di aver capito come ruota il
mondo. La sua risolutezza era fucina di
superbia, la quale attecchisce odio.
Avrebbe voluto tanto che stimasse lalea che
accompagna un investimento, ma non sarebbe
servito impegnare altro fiato e sprecare ancora
del tempo perch se ne capacitasse.
Lo lasci su quella sedia di vimini, uscendo
lentamente. Immaginava il nipote imputarsi la
colpa del fallimento per averlo nominato
amministratore e muto di fronte al ricordo del
padre. Mai avrebbe barattato il rispetto verso
lascendente con la sua scaltra falsit.
Donna Flora era rimasta a poche decine di metri
di distanza dalla casa, seduta su uno sgabello
costruito con vecchie tavole assemblate tramite
chiodi. Non appena vide il marito varcare
luscio a piccoli passi, la testa china e le
braccia pendolanti lungo il tronco del corpo,
intu la costernazione del consorte e si
preoccup di Giacinto. Corse verso linterno
della stanza e, senza proferire parola, se lo
strinse al grembo come un figlio. Scoppi a
piangere dimprovviso, sfogando il suo
smarrimento. Provato sin dalla perdita del
padre, gli episodi dei singoli accadimenti
giornalieri serano concatenati in una sequela
di tristi acini, piluccati da ricordi divoranti.
La zia non potette resistere e deflagr
anchella in lacrime.

Il mattino seguente si alz di buonora con due
compiti da svolgere. Avrebbe dovuto incontrare
don Nicola e necessitava di un lavoro. Sarebbe
stato disposto a fare di tutto, purch lo
retribuissero quel tanto che bastava per
sbarcare il lunario. Il suo gruzzolo di monete
lo aveva sperperato per pagarsi il bus di
ritorno dal convento di Latina. Era sempre stato
un privilegiato, un fortunato dissipatore di
pecunia di origine altrui. Per la prima volta si
ritrovava povero in canna e mai avrebbe preso a
calci la sua dignit chiedendo prestiti. Gi la
sera prima la zia Flora, senza che avesse fatto
alcuna richiesta, gli voleva regalare qualcosa
in denaro, ma si era opposto strenuamente. Le
difficolt se le sarebbe sobbarcate per intero,
da uomo quale si riteneva. Cos sarebbe stata la
sua esistenza, tra citt ospiti e datori di
lavoro precari. Voleva conoscere e sulla propria
pelle. Rocco Canfora lo aveva ammonito di quanti
muri gli si sarebbero erti in faccia, quindi
accettava la sua situazione come un momento
destinato a passare. Luomo laziale era stato un
fratello, non un imbonitore. Verso i suoi
genitore non aveva mai edificato contumelie, ma
criticava loro di avergli privato la gioia di
avere un fratello. Ripetute volte sera
immaginata una figura consanguinea al suo
fianco, ma i barbaglii duravano il tempo che la
sua fervida fantasia concedeva loro. Placava le
sue critiche ignorando i motivi che lo vollero
figlio unico. Tra i banchi di scuola non aveva
mai stretto una solida amicizia, perch partiva
dallidea che avrebbe potuto anche dividersi il
sonno con un coetaneo, ma mai sarebbe stato un
fratello, figlio della stessa madre. Era stato
il padre Vittorio il suo migliore amico per
tanti anni, e anche lunico. Dalla sua scomparsa
non aveva neppure cercato un altro confidente,
il paese non gli offriva alternative. Era stato
lui ad essere trovato per pura contingenza dal
samana quel d accanto alla fontana della
chiesa. Il giorno precedente sera fermato pochi
metri prima della fontana e aveva rivangato
quellincontro, ma la impellente necessit di
discutere con il prete lo aveva fatto proseguire
fino alla sacrestia.
Lasci la casa verso le otto e mezza mattutine.
La porta della chiesa era aperta, cos entr.Don
Nicola e Michele stavano sistemando i fiori
dietro laltare,sotto la statua della Vergine
Maria,quando avvertirono il rumore di passi e
contemporaneamente si voltarono verso la porta
dingresso,convergendo i loro occhi sulla sua
figura.Giacinto si fece il segno della croce e
lungo il corridoio laterale raggiunse i
due,naturalmente dopo essersi inchinato prima
dellaltare.I gesti di riverenza verso il
Signore li ricordava a menadito.Li aveva appresi
in tenera eta e perfezionati quando prese a
frequentare la parrocchia per il catechismo,una
sorta di rito di iniziazione alla prima
comunione.Sebbene fosse piu di un triennio che
non li ripeteva,da automa aveva saputo compierli
con eccelsa bravura.
Don Nicola,buongiorno.Ciao Michele spezzo il
silenzio Giacinto.
Ho saputo che mi cercavi gli fece il prete.
Ho da dirvi qualcosa,a tu per tu.
Ce tempo per discutere.Perche non ci aiuti a
sistemare questi fiori?Tu che sei giovane puoi
salire con maggiore facilita sulla scala gli
propose il prete.
Giacinto non potette rifiutarsi,ne voleva che
Michele capisse i suoi propositi.Lo si doveva
convincere che il colloquio con don Nicola non
fosse importante quanto lallestimento della
chiesa.Ne ebbero per una ventina di minuti.Solo
quando anche la scala a pioli era stata riposta
nella sacrestia,il prete lo invito a parlare
seduto alla seconda fila di panche,alla destra
dellaltare.Il ragazzo si volse indietro per
sincerarsi che Michele se ne fosse andato,e
rivolto lo sguardo sul volto emaciato
dellanziano disse:Vorrei confessarmi con
urgenza.
Il prete lo invito a seguirlo nel
confessionale,cosi avrebbe potuto farlo.La sua
richiesta aveva insospettito don Nicola,che
pensava ad un semplice colloquio,mentre la
confessione lo avrebbe obbligato a tenersi per
se quanto gli sarebbe stato riferito dal
giovane fedele.
Dimmi pure figliolo lo esorto.
Al che il derviscio gli narro con puntigliosa
precisione gli accadimenti verificatisi dal
giorno della sua partenza dal paese.Mostro
reticenza solo sullamico Rocco e il cane
Caronte.Accenno al convento di Latina di frate
Giuseppe e ai tanti ragazzi che verano in quel
posto.Si fermo quando giunse il momento di
svelare cio che lo aveva condotto a confidarsi
con lui.
Perche ti sei arrestato? Continua pure
figlioloproruppe don Nicola.
Ho scoperto i motivi dellaccoglimento di quei
ragazzi.Sono ben lungi dallo spirito cristiano
filantropico.La prego non dubiti di quello che
le dir biascico Giacinto,con tono sommesso e
gli occhi lucidi.
Don Nicola comprese in modo subitaneo che era
turbato,ma non poteva neppure lontanamente
immaginarsi cosa fosse ad addolorarlo.
Quando la confessione ebbe fine,i due stettero
in silenzio senza battere ciglio.Quindi
lanziano,ripresosi dallo sgomento,domando al
ragazzo perche lo aveva scelto per liberarsi
dalle improbe verita.
Ho ritenuto di seria gravita quanto avevo
scoperto.Lunica persona a cui potevo rivolgermi
siete voi.Non ho mai dubitato della vostra fede
in Dio.Vi ritengo savio da poter trovare una
soluzione e porre fine a quel laido bordello si
giustifico il derviscio.
Don Nicola non aveva mostrato per un solo
istante scetticismo.Il ragazzo non mentiva,lo
capiva dalla sua espressione e dal modo in cui
sillabava i sostantivi perche lui non
fraintendesse alcunche.
Fuoriuscirono dal confessionale e si accordarono
per un incontro la mattina
seguente.Approfittando della situazione,Giacinto
fece presente al prete i suoi problemi
economici,profilatisi a seguito del fallimento
dellazienda paterna,chiedendogli se poteva
trovargli un impiego al piu presto
possibile.Laltro lo rassicuro che si sarebbe
dato da fare e che un lavoro per lui glielo
avrebbe procurato.Prima di lasciarlo,gli
rammento che sarebbe dovuto ritornare
lindomani.Giacinto gli rimprovero di non aver
fiducia nella sua memoria,cosi don Nicola
accenno un mesto sorriso.
Usci dalla chiesa e si abbevero alla
fontana.Si bagno il collo e il volto,quindi si
sedette sulla pietra marmorea posta li
accanto.Respiro profondamente per piu di una
volta,mentre osservava i campi di fronte tutti
coltivati.Riflette sulla obbedienza umana alle
direttive impartite da madre natura,la quale
tramite lalternarsi delle stagioni stabilisce a
quali prodotti gli agricoltori devono dedicare
il loro faticoso lavoro.Lultima volta che aveva
prestato attenzione ai campi era stato il giorno
dellincontro con Rocco;allora il grano
inverdiva gli ettari che si estendevano ai piedi
delle colline.Questi pensieri lo tennero
prigioniero fino a che non iniziarono a cadere
le prime gocce di pioggia.Il cielo sera vestito
di una cromatura plumbea che lo dissuadeva dal
trattenersi allaperto.Rintrono il primo tuono
e poi un altro ancora,mentre la pioggia
sinfitti costringendolo ad una corsa affannosa
fino alla casa.Trafelato arrivo di fronte
luscio e,prima di entrare,prese fiato sotto la
tettoia.Questultima era costituita da un
intreccio di foglie dedera,i cui arbusti si
arrampicavano lungo il muro dappoggio.Fu il
padre a piantarla volendo dare alla casa un
tocco di eleganza unito allutilita che ne
sarebbe derivata.
Il pomeriggio lo dedico alla ricerca di un
lavoro,rivolgendosi a quanti svolgevano
unattivita autonoma,ma nessuno aveva bisogno
di manodopera.Era paradossale la situazione in
cui versava.Proprio lui,figlio di chi aveva dato
per anni il lavoro,ora si trovava ad
elemosinarlo come un mendicante.Aveva fatto
visita a quattro mastri,e tutti avevano espresso
il medesimo diniego,ancorato a diverse
motivazioni che vertevano dalle situazioni
economiche agli esigui metri cubici delle
officine.Rimase deluso non solo per essere stato
rifiutato,ma soprattutto per la maniera in cui
era stato trattato.Il rancore,che per anni aveva
serbato il paese,si dipanava a suo discapito nel
momento di maggiore difficolta.Era maturato
abbastanza per criticare quelle persone,dunque
accetto con filosofia il loro momento di
sfogo.Aveva la faretra vacante,non avrebbe
scagliato piu alcuna frecciata irrisoria.Il suo
solo protettore era don Nicola.
Il sole era calato da un pezzo quando
rincaso.Sistemo la legna nel camino e vi
accese un fuoco.Lo avrebbe tenuto compagnia
mentre leggeva.

CAPITOLO
SETTIMO

Quella fu la notte piu lunga della sua
esistenza.Dopo cena sera curato di sbarrare il
portone dingresso e le finestre che ariavano la
casa,quindi aveva posto il braciere ardente ai
piedi del letto.La stanza si sarebbe riscaldata
man mano che i carboni si consumavano.Il vento
aveva ripreso ad ululare,facendo avvertire la
sua presenza con forti colpi sui lignei
infissi.I quali erano sopportati da travi
disposte orizzontalmente dallinterno.Don Nicola
ripeteva la premurosa operazione da piu di
quarantanni,da quando aveva iniziato il
sacerdozio e aveva lasciato la casa
paterna.Anche la pioggia,che dal tardo imbrunire
aveva minacciato di cadere,picchiava forte sulle
tegole del tetto.
Aveva pregato quella sera con solenne speranza
affinche gli fosse consigliata la strada piu
scorrevole.Mai pensava che le parole del ragazzo
avessero potuto essere la narrazione di peccati
veniali perpetrati da ecclesiastici,ma la
realta era ben lungi da come laveva sempre
creduta che fosse.Riusciva a portare alla mente
le singole immagini,i cruenti gesti inferti,la
repellente alternativa alla penuria di
seminaristi.Provava vergogna per atti che non
aveva mai commesso,riprovazione per appartenere
al genere dei colpevoli.Disteso supino sul letto
a due piazze fissava incessantemente il
soffitto,quasi aspettasse che una spiegazione
gli fosse data,ma solo il silenzio pareva fargli
eco.Non era mai stato di persona in quel
convento,eppure era come se conoscesse ogni
singolo mattone delledificio,in virtu delle
tante descrizioni che aveva letto sui quotidiani
nellanno di apertura.Frate Giuseppe era cosi
venerato dalla gente,ancor piu negli ordini
religiosi;lo aveva stimato una miriade di volte
nelle omelie,presentandolo come esempio da
emulare,ora se ne dispiaceva.Si rammaricava di
stare in quel letto inerte,pensando a cosa
stavano facendo ad indifesi fanciulli,nella
piena consapevolezza che il superiore non
avrebbe vanificato i loro perversi
vezzi.Allindomani avrebbe dovuto riferire a
Giacinto cosa avesse deciso di fare,non poteva
procrastinare quel momento,data la gravita
della situazione.Sollevo la coperta e scese dal
letto per allontanare il braciere piu in
l,accanto alla porta.Il carbone si sarebbe
consumato nel giro di unora.Laria nella stanza
non era piu gelida.Ritorno a letto,questa
volta con lintenzione di prendere sonno.Si
volto dalla parte opposta rispetto al
braciere,in cui il rossore dei carboni
illuminava parte della stanza,impedendogli di
chiudere gli occhi per il fastidio che gli
procurava.
Leta anziana gli aveva consunto i due
alluci,ma camminava normalmente.I dolori alle
volte li avvertiva nelle ore
notturne,costringendolo a bruschi
risvegli.Medicava le parti in questione due
volte al giorno,bagnando i piedi per unora
nellacqua salata di una bacinella e poi li
ungeva con unapposita pomata. Il medico gli
aveva proposto una libera scelta,mancando un
rimedio scientifico in quel campo.Tra
lamputazione e gli oneri dei dolori e
medicazioni,aveva arbitrariamente deliberato per
la seconda.Fino a quel momento i piedi non gli
avevano dato fastidio,ma la regolare cadenza con
cui gli spasimi si presentavano lo rendevano
ansioso,essendo la notte in cui avrebbero dovuto
albergare sue due alluci.Gli era difficile
perdersi nel sonno,con tutti quei
grattacapi,cosi ridiscese dal letto e accese la
luce.Sotto il talamo vera la tanica contenente
acqua salata e di fianco il contenitore
plastico.La pomata era ben in vista sul comodino
alla sinistra dello schienale.Nel caso avesse
dovuto utilizzarli non si sarebbe dovuto
scomodare piu di tanto.Apri il cassetto
sottostante la pomata ed estrasse la sacra
bibbia.Ne conosceva la maggior parte dei versi a
memoria.Mai sera stancato di
rileggerli,nonostante erano piu di quattro
decadi che teneva quel libro tra le mani.La cosa
buffa era che non sera mai preoccupato di
sostituirlo con una nuova edizione.Le pagine
serano ingiallite ormai ed emanavano quel
leggero sgradevole odore che ne conseguiva.Era
la bibbia regalatagli il giorno in cui era
entrato in seminario.Sulla prima pagina recava
ancora la dedica del donante,il vescovo Angelo
Maria Gisano.Quella sera decise di leggere il
vangelo secondo Matteo,lapostolo che preferiva
con occhio particolare tra i quattro
narratori.La bizzarria che si trascinava dietro
da anni era simile a quella di un fanciullo che
fa disperare la madre per le sue inutili
prediche.Lui stesso derideva quella sua
preferenza,che non aveva mai potuto nascondersi.
Intanto il vento fuori aveva cessato di
lamentarsi e le persiane non emettevano piu
alcun suono stridulo.Solo la pioggia spezzava il
silenzio della notte,continuando a bagnare la
casa dellanziano prete.
Ripose la bibbia nel cassetto dopo quaranta
minuti.Gli occhi erano stanchi e non gli
permettevano di continuare a leggere.Accese la
luce nel corridoio e giunse in cucina,dove
bagno le labbra con un bicchiere di acqua
fresca.Fu in quellistante che avverti un
dolore lancinante allalluce destro.Ritorno
nella stanza da letto quanto piu in fretta
possibile,trascinandosi la gamba destra sul
pavimento gelido.
Sedutosi ai piedi del letto,riempi la bacinella
del contenuto della tanica e vi pose i piedi
allinterno.Dopo pochi minuti i dolori erano
stati leniti,ma non del tutto.Diede loro il
colpo di grazia con la pomata,miracolosa per
lui.Stette dieci minuti in quella posizione,il
tempo che penetrasse completamente sotto il
derma e scomparisse lunguente sostanza.Spense
la luce che erano le due del mattino.I carboni
nel braciere non davano piu il loro vivo color
rosso,ragion per cui potette scegliersi il lato
sul quale dormire.La stanchezza lo
abbatteva,lindomani lo aspettava un lungo
giorno.Prese sonno in una manciata di minuti.

Il contadinotto era di fronte la sacrestia di
buonora quella mattina.Michele,che si recava in
chiesa per svolgere i propri lavori,lo avvisto
da lontano.Quando fu vicino alla fontana gli
fece un cenno di saluto alzando larto superiore
destro.Raggiuntolo esclamo:Giacinto,vedo che
sei mattiniero!.
Sto aspettando don Nicola,ci siamo lasciati
ieri che ci saremmo dovuti incontrare alle otto
in punto asseri,destando la curiosita del
sacrestano.Che per la seconda volta si trovava
spiazzato dalla divorante ansia che lo
assaliva.Quindi con tono sarcastico gli fece
notare che erano ancora le sette e venti.
Laltro si giustifico affermando di essersi
alzato presto perche aveva dovuto occuparsi di
alcune faccende domestiche,ma aveva finito prima
del previsto,cosi si era deciso ad anticipare
la visita.Labitudine degli anziani a svegliarsi
presto,addirittura nelle ore antelucane,gli
aveva fatto ritenere che avrebbe trovato il
parroco gia in chiesa.
E le tue previsioni fino a ieri sarebbero state
inconfutabili,ma a quanto vedo la porta della
chiesa e ancora chiusa.Segno che non e ancora
arrivatodisse Michele.
Erano state quelle affannate riflessioni,a cui
erano seguiti i dolori ai piedi,a rattardare la
comparsa di don Nicola.
Vieni dentro,ti mostro cosa mi tocchera fare
oggi lo invito luomo.
Giacinto aveva i pensieri rivolti a tuttaltro
argomento,ma finse di essere interessato alla
proposta dellinterlocutore.
Ti ringrazio.Dato che dovro aspettare posso
darti una mano,se non ti crea
dispiacereformulo.
Ti sarei grato se ti limitassi ad attenerti di
pari passo a quanto ti ordinero di fare.
Non temere lo rassicuro il
derviscio,concedendogli un momentaneo potere
regale.
A quattro mani portarono la scala in chiesa e la
fissarono ai piedi della statua di Maria
Santissima.Mentre Michele si curava che la base
non si muovesse,laltro svito quattro lampadine
fulminate da un candelabro alla destra della
Vergine,surrogandole con altre nuove.
Succede spesso che si fulminino? chiese con
ingenua ignoranza.
Dipende dalle contingenze.Le quattro che hai
sostituito hanno smesso di funzionare a causa
della violenta pioggia caduta ieri mattina sul
tardi rispose Michele.
Stava scendendo dalla scala quando senti il suo
nome essere pronunciato alle sue spalle.Don
Nicola gli era dietro,appena giunto.
Saluto solo di sfuggita il sacrestano,quindi
scomparve con il ragazzo nel
confessionale.Sfruttarono abusivamente quella
costruzione in legno,rispetto al giorno
precedente in cui si era consumata,al suo
interno,una formale redenzione,con pieno
rispetto delle formule apposite.
Sedutisi nei rispettivi posti,si arresero
allevidenza e non nascosero il timore per
largomento che sarebbe stato oggetto della
discussione.Ciascuno dei due leggeva lo spavento
negli occhi dellaltro.Mancava la grata in quel
confessionale;laveva fatta togliere lui stesso
perche riteneva lespressione del viso piu
sincera delle parole.Le persone del paese
neppure sapevano della mancanza di
quellelemento,mai avevano confidato i loro
peccati ad un prete che non fosse don Nicola e
in un altro confessionale.Per quanto sacra fosse
ritenuta questa pratica di
espiazione,paventavano che un altro parroco
avrebbe potuto diffondere quanto di blasfemo
avevano combinato al di fuori del paese.Che lo
si sapesse solo nel comune di residenza leniva
la vergogna.Le reputazioni soggiogano i
pigri,quelli che non anelano di cambiare terra,e
lo gratificano con il rispetto che gli riservano
i suoi simili.
Ho preso una risoluzione spezzo il silenzio
il prete.
Rendetemene partecipe lo esorto il ragazzo.
Cautamente don Nicola gli svelo come avrebbe
agito:Scrivero una lettera al
vescovo,informandolo di ogni cosa.Credimi,e la
migliore soluzione.
Quando lo farete? gli domando Giacinto.
Alla fine di questo nostro incontro gli fu
risposto.Poi aggiunse:Ieri pomeriggio ho
parlato con un po di gente per quel favore che
mi avevi chiesto.Lo zio di Mario Scetu ha
unedicola a Luriso.Il ragazzo che ogni mattina
consegnava i giornali alle porte dei lettori e
partito la settimana scorsa per Roma.Il suo
trasferimento e definitivo per motivi di studio
universitario.Se ti va lo potrai sostituire da
domani mattina.
Il derviscio lo ringrazio di cuore e gli
garanti che si sarebbe sdebitato per laiuto
che gli aveva dato.
Il parroco condivise il suo entusiasmo e gli
consiglio di recarsi nel pomeriggio a Luriso
con la bicicletta per accordarsi con
ledicolante circa lorario e il
corrispettivo.Per quanto concerneva il
vescovo,invece,avrebbero ripreso largomento
quando lautorita avesse risposto alla loro
missiva.
Quando uscirono dal confessionale,Michele
versava il vino nel vitreo recipiente poggiato
alla destra dellaltare.Li osservo mentre si
scambiavano i saluti,quindi luno prese la
direzione opposta a quella dellaltro.La
curiosita non riusci ad impedirgli di essere
discreto,cosi rivoltosi al prete,che lo aveva
appena raggiunto,chiese:Non per mancarle di
rispetto, ma mi domandavo quali ragioni abbiano
mai potuto fare di Giacinto un assiduo
frequentatore di questo luogo sacro.
Don Nicola, con sottile ironia, gli indic il
confessionale, rammentandogli la segretezza di
quello che era detto dal fedele l dentro. Al
che laltro si rese conto di aver posto una
domanda sbagliata e convenne con il suo
sarcasmo. Quindi gli fece presente che si
sarebbe assentato per qualche ora, e che nel
caso ce ne fosse stato bisogno lo avrebbe potuto
rintracciare alla casa.
Contempl i tasti della macchina da scrivere per
qualche minuto, prima che pigiasse il suo indice
destro su uno di essi. Sapeva quale stile
bisognasse utilizzare, ma gli risultava di
estrema arduit pensare a come raccontare quanto
era di sua conoscenza. Appena il tempo di porre
la data in alto a destra, che gi le sue dita
serano di nuovo fermate. Si alz dalla sedia e
and verso il bagno a darsi una rinfrescata.
Lacqua gelida lo ravviv. Osserv le algide
gocce cadere lungo il volto, attraversato da una
dovizia di rughe, allo specchio che lo ritraeva
stanco. Ritorn a sedere senza essersi asciugato
il viso. Segu unispirazione inconscia nel
vergare la lettera, gli occorsero in tutto una
decina di minuti. La tir con lieve forza verso
lalto e la rilesse tenendola distesa con le
mani per i due estremi. La pieg e la infil
nella tasca interna della sua giacca, andando
allufficio postale per le ultime operazioni.
Sera limitato ad esporre i fatti con la
massima chiarezza, avendo la rara accortezza di
aggiungere laggettivo presunti. La sua saggezza
prescindeva dai copiosi volumi studiati in
giovane et. Due distinte mani parevano averla
scritta. La prima parte della missiva laveva
battuta a macchina alacremente ricordando le
precedenti inviate allautorit in questione,
mentre la parte centrale, contenente i motivi
per cui aveva scritto, gli aveva richiesto un
maggiore impegno. Differiva anche il lessico
utilizzato, forbito e cesellato in cima,
semplice ed immediato nel mezzo. Voleva che non
vi fossero fraintendimenti.
Dal momento in cui la infil nellapposita
cassetta non si diede pace per come avrebbe
scosso il vescovo quando se la fosse ritrovata
tra le mani. Lintera istituzione vaticana
sarebbe rimasta esterrefatta, lindagine che
sarebbe seguita avrebbe acclarato quanto
Giacinto aveva rilevato. Il parroco prevedeva
che questo sarebbe successo.

Riprese la bicicletta in cantina. Dovette oliare
la catena perch i pedali girassero. Dopo
essersi accertato della pressione delle gomme,
si mise in sella e pedal fino a Luriso, che era
distante quattro kilometri. Tale paese era
rinomato in tutto il comprensorio contermine,
comprendente sette piccoli centri abitati, per
la produzione di mozzarella di bufala. Le volte
che aveva avuto la fortuna di degustarla si
contavano sulle dita di una sola mano, a causa
dellalto prezzo del prodotto. Contava solo
novecento anime ed era situato a valle rispetto
alla collina su cui poggiava il suo paese di
origine.
Scese con pletorica premura e consum buona
parte dei freni posteriori. Ricordava dove
stesse ledicola, ma non conosceva di persona il
suo proprietario. La prima cosa che fece, quando
fu prossimo al chiosco, fu quella di appoggiare
il velocipede al tronco di un albero piantato l
vicino. Quindi si rivolse alluomo dietro i
giornali precisando la sua identit e la sua
disponibilit a svolgere il lavoro di cui gli
aveva parlato don Nicola.
Egidio, ledicolante, era nel mezzo dellet
compresa tra la giovent e la vecchiaia.
Spiccavano i suoi rettangolari occhiali da
vista, dal cui spessore non si dubitava della
presenza di difetti alquanto gravi. Sarebbe
stato disposto a pagarlo quattro euro al giorno,
ma solo se si fosse sobbarcato il rischio di
consegnare i giornali anche nelle mattine di
pioggia. Poi gli disse del tragitto che avrebbe
dovuto compiere e del tempo medio necessario,
allincirca due ore.
Il ragazzo accett appena che laltro avesse
finito di dargli tutte le informazioni. Lo
avrebbe fatto anche per molto meno, curandosi
per di trovare un altro impiego. Egidio gli
consigli di rivolgersi allimpiegato comunale
Franco Cima, che lavrebbe fatto assumere come
bibliotecario per le ore pomeridiane dalle
sedici alle diciotto. Il precedente addetto era
venuto a mancare il mese scorso dopo una penosa
infezione al pancreas, che aveva generato il
cancro con ramificazione al fegato. Da allora la
biblioteca era rimasta chiusa. Nonostante gli
sforzi dellamministrazione comunale di trovare
un suo sostituto, gi prima che morisse per
evitare che la si chiudesse, nessuno si era
proposto. Giacinto ringrazi Egidio e gli
assicur che allindomani alle sette e mezzo
avrebbe iniziato a lavorare per lui. Quindi
riprese la bicicletta e, con lo stesso
entusiasmo con cui aveva accolto lofferta di
lavoro delledicolante, si diresse allufficio
comunale dellimpiegato indicatogli. Colloqui
con costui il tempo sufficiente ad accordarsi su
quello che avrebbe dovuto fare, per trecento
euro al mese. La sua proposta sarebbe stata
fatta presente al sindaco e discussa nella
giunta comunale. Il suo impiego sarebbe
consistito nellaprire e chiudere la biblioteca
secondo le ore prefisse, non avendo la medesima
cultura del suo predecessore per assumersi la
responsabilit di indirizzare gli utenti su
precisi volumi cartacei. Pi che un
bibliotecario sarebbe stato un portiere se lo
avessero assunto, ma in contropartita avrebbe
avuto la possibilit di leggere gratuitamente i
libri che avesse voluto. Il costo di questi era
aumentato a dismisura rispetto a quello indicato
sui testi che gli aveva passato il padre,
recanti la cifra in vecchie lire. Il suo paese
era sprovvisto di questa struttura pubblica,
quindi non aveva spulciato altro al di fuori dei
volumi ammassati in uno scompartimento della
casa.
Usc dal comune che erano le sei e mezzo. Tre
giorni dopo si sarebbe riunita la giunta
comunale.

CAPITOLO
SETTIMO

Quella fu la notte piu lunga della sua
esistenza.Dopo cena sera curato di sbarrare il
portone dingresso e le finestre che ariavano la
casa,quindi aveva posto il braciere ardente ai
piedi del letto.La stanza si sarebbe riscaldata
man mano che i carboni si consumavano.Il vento
aveva ripreso ad ululare,facendo avvertire la
sua presenza con forti colpi sui lignei
infissi.I quali erano sopportati da travi
disposte orizzontalmente dallinterno.Don Nicola
ripeteva la premurosa operazione da piu di
quarantanni,da quando aveva iniziato il
sacerdozio e aveva lasciato la casa
paterna.Anche la pioggia,che dal tardo imbrunire
aveva minacciato di cadere,picchiava forte sulle
tegole del tetto.
Aveva pregato quella sera con solenne speranza
affinche gli fosse consigliata la strada piu
scorrevole.Mai pensava che le parole del ragazzo
avessero potuto essere la narrazione di peccati
veniali perpetrati da ecclesiastici,ma la
realta era ben lungi da come laveva sempre
creduta che fosse.Riusciva a portare alla mente
le singole immagini,i cruenti gesti inferti,la
repellente alternativa alla penuria di
seminaristi.Provava vergogna per atti che non
aveva mai commesso,riprovazione per appartenere
al genere dei colpevoli.Disteso supino sul letto
a due piazze fissava incessantemente il
soffitto,quasi aspettasse che una spiegazione
gli fosse data,ma solo il silenzio pareva fargli
eco.Non era mai stato di persona in quel
convento,eppure era come se conoscesse ogni
singolo mattone delledificio,in virtu delle
tante descrizioni che aveva letto sui quotidiani
nellanno di apertura.Frate Giuseppe era cosi
venerato dalla gente,ancor piu negli ordini
religiosi;lo aveva stimato una miriade di volte
nelle omelie,presentandolo come esempio da
emulare,ora se ne dispiaceva.Si rammaricava di
stare in quel letto inerte,pensando a cosa
stavano facendo ad indifesi fanciulli,nella
piena consapevolezza che il superiore non
avrebbe vanificato i loro perversi
vezzi.Allindomani avrebbe dovuto riferire a
Giacinto cosa avesse deciso di fare,non poteva
procrastinare quel momento,data la gravita
della situazione.Sollevo la coperta e scese dal
letto per allontanare il braciere piu in
l,accanto alla porta.Il carbone si sarebbe
consumato nel giro di unora.Laria nella stanza
non era piu gelida.Ritorno a letto,questa
volta con lintenzione di prendere sonno.Si
volto dalla parte opposta rispetto al
braciere,in cui il rossore dei carboni
illuminava parte della stanza,impedendogli di
chiudere gli occhi per il fastidio che gli
procurava.
Leta anziana gli aveva consunto i due
alluci,ma camminava normalmente.I dolori alle
volte li avvertiva nelle ore
notturne,costringendolo a bruschi
risvegli.Medicava le parti in questione due
volte al giorno,bagnando i piedi per unora
nellacqua salata di una bacinella e poi li
ungeva con unapposita pomata. Il medico gli
aveva proposto una libera scelta,mancando un
rimedio scientifico in quel campo.Tra
lamputazione e gli oneri dei dolori e
medicazioni,aveva arbitrariamente deliberato per
la seconda.Fino a quel momento i piedi non gli
avevano dato fastidio,ma la regolare cadenza con
cui gli spasimi si presentavano lo rendevano
ansioso,essendo la notte in cui avrebbero dovuto
albergare sue due alluci.Gli era difficile
perdersi nel sonno,con tutti quei
grattacapi,cosi ridiscese dal letto e accese la
luce.Sotto il talamo vera la tanica contenente
acqua salata e di fianco il contenitore
plastico.La pomata era ben in vista sul comodino
alla sinistra dello schienale.Nel caso avesse
dovuto utilizzarli non si sarebbe dovuto
scomodare piu di tanto.Apri il cassetto
sottostante la pomata ed estrasse la sacra
bibbia.Ne conosceva la maggior parte dei versi a
memoria.Mai sera stancato di
rileggerli,nonostante erano piu di quattro
decadi che teneva quel libro tra le mani.La cosa
buffa era che non sera mai preoccupato di
sostituirlo con una nuova edizione.Le pagine
serano ingiallite ormai ed emanavano quel
leggero sgradevole odore che ne conseguiva.Era
la bibbia regalatagli il giorno in cui era
entrato in seminario.Sulla prima pagina recava
ancora la dedica del donante,il vescovo Angelo
Maria Gisano.Quella sera decise di leggere il
vangelo secondo Matteo,lapostolo che preferiva
con occhio particolare tra i quattro
narratori.La bizzarria che si trascinava dietro
da anni era simile a quella di un fanciullo che
fa disperare la madre per le sue inutili
prediche.Lui stesso derideva quella sua
preferenza,che non aveva mai potuto nascondersi.
Intanto il vento fuori aveva cessato di
lamentarsi e le persiane non emettevano piu
alcun suono stridulo.Solo la pioggia spezzava il
silenzio della notte,continuando a bagnare la
casa dellanziano prete.
Ripose la bibbia nel cassetto dopo quaranta
minuti.Gli occhi erano stanchi e non gli
permettevano di continuare a leggere.Accese la
luce nel corridoio e giunse in cucina,dove
bagno le labbra con un bicchiere di acqua
fresca.Fu in quellistante che avverti un
dolore lancinante allalluce destro.Ritorno
nella stanza da letto quanto piu in fretta
possibile,trascinandosi la gamba destra sul
pavimento gelido.
Sedutosi ai piedi del letto,riempi la bacinella
del contenuto della tanica e vi pose i piedi
allinterno.Dopo pochi minuti i dolori erano
stati leniti,ma non del tutto.Diede loro il
colpo di grazia con la pomata,miracolosa per
lui.Stette dieci minuti in quella posizione,il
tempo che penetrasse completamente sotto il
derma e scomparisse lunguente sostanza.Spense
la luce che erano le due del mattino.I carboni
nel braciere non davano piu il loro vivo color
rosso,ragion per cui potette scegliersi il lato
sul quale dormire.La stanchezza lo
abbatteva,lindomani lo aspettava un lungo
giorno.Prese sonno in una manciata di minuti.

Il contadinotto era di fronte la sacrestia di
buonora quella mattina.Michele,che si recava in
chiesa per svolgere i propri lavori,lo avvisto
da lontano.Quando fu vicino alla fontana gli
fece un cenno di saluto alzando larto superiore
destro.Raggiuntolo esclamo:Giacinto,vedo che
sei mattiniero!.
Sto aspettando don Nicola,ci siamo lasciati
ieri che ci saremmo dovuti incontrare alle otto
in punto asseri,destando la curiosita del
sacrestano.Che per la seconda volta si trovava
spiazzato dalla divorante ansia che lo
assaliva.Quindi con tono sarcastico gli fece
notare che erano ancora le sette e venti.
Laltro si giustifico affermando di essersi
alzato presto perche aveva dovuto occuparsi di
alcune faccende domestiche,ma aveva finito prima
del previsto,cosi si era deciso ad anticipare
la visita.Labitudine degli anziani a svegliarsi
presto,addirittura nelle ore antelucane,gli
aveva fatto ritenere che avrebbe trovato il
parroco gia in chiesa.
E le tue previsioni fino a ieri sarebbero state
inconfutabili,ma a quanto vedo la porta della
chiesa e ancora chiusa.Segno che non e ancora
arrivatodisse Michele.
Erano state quelle affannate riflessioni,a cui
erano seguiti i dolori ai piedi,a rattardare la
comparsa di don Nicola.
Vieni dentro,ti mostro cosa mi tocchera fare
oggi lo invito luomo.
Giacinto aveva i pensieri rivolti a tuttaltro
argomento,ma finse di essere interessato alla
proposta dellinterlocutore.
Ti ringrazio.Dato che dovro aspettare posso
darti una mano,se non ti crea
dispiacereformulo.
Ti sarei grato se ti limitassi ad attenerti di
pari passo a quanto ti ordinero di fare.
Non temere lo rassicuro il
derviscio,concedendogli un momentaneo potere
regale.
A quattro mani portarono la scala in chiesa e la
fissarono ai piedi della statua di Maria
Santissima.Mentre Michele si curava che la base
non si muovesse,laltro svito quattro lampadine
fulminate da un candelabro alla destra della
Vergine,surrogandole con altre nuove.
Succede spesso che si fulminino? chiese con
ingenua ignoranza.
Dipende dalle contingenze.Le quattro che hai
sostituito hanno smesso di funzionare a causa
della violenta pioggia caduta ieri mattina sul
tardi rispose Michele.
Stava scendendo dalla scala quando senti il suo
nome essere pronunciato alle sue spalle.Don
Nicola gli era dietro,appena giunto.
Saluto solo di sfuggita il sacrestano,quindi
scomparve con il ragazzo nel
confessionale.Sfruttarono abusivamente quella
costruzione in legno,rispetto al giorno
precedente in cui si era consumata,al suo
interno,una formale redenzione,con pieno
rispetto delle formule apposite.
Sedutisi nei rispettivi posti,si arresero
allevidenza e non nascosero il timore per
largomento che sarebbe stato oggetto della
discussione.Ciascuno dei due leggeva lo spavento
negli occhi dellaltro.Mancava la grata in quel
confessionale;laveva fatta togliere lui stesso
perche riteneva lespressione del viso piu
sincera delle parole.Le persone del paese
neppure sapevano della mancanza di
quellelemento,mai avevano confidato i loro
peccati ad un prete che non fosse don Nicola e
in un altro confessionale.Per quanto sacra fosse
ritenuta questa pratica di
espiazione,paventavano che un altro parroco
avrebbe potuto diffondere quanto di blasfemo
avevano combinato al di fuori del paese.Che lo
si sapesse solo nel comune di residenza leniva
la vergogna.Le reputazioni soggiogano i
pigri,quelli che non anelano di cambiare terra,e
lo gratificano con il rispetto che gli riservano
i suoi simili.
Ho preso una risoluzione spezzo il silenzio
il prete.
Rendetemene partecipe lo esorto il ragazzo.
Cautamente don Nicola gli svelo come avrebbe
agito:Scrivero una lettera al
vescovo,informandolo di ogni cosa.Credimi,e la
migliore soluzione.
Quando lo farete? gli domando Giacinto.
Alla fine di questo nostro incontro gli fu
risposto.Poi aggiunse:Ieri pomeriggio ho
parlato con un po di gente per quel favore che
mi avevi chiesto.Lo zio di Mario Scetu ha
unedicola a Luriso.Il ragazzo che ogni mattina
consegnava i giornali alle porte dei lettori e
partito la settimana scorsa per Roma.Il suo
trasferimento e definitivo per motivi di studio
universitario.Se ti va lo potrai sostituire da
domani mattina.
Il derviscio lo ringrazio di cuore e gli
garanti che si sarebbe sdebitato per laiuto
che gli aveva dato.
Il parroco condivise il suo entusiasmo e gli
consiglio di recarsi nel pomeriggio a Luriso
con la bicicletta per accordarsi con
ledicolante circa lorario e il
corrispettivo.Per quanto concerneva il
vescovo,invece,avrebbero ripreso largomento
quando lautorita avesse risposto alla loro
missiva.
Quando uscirono dal confessionale,Michele
versava il vino nel vitreo recipiente poggiato
alla destra dellaltare.Li osservo mentre si
scambiavano i saluti,quindi luno prese la
direzione opposta a quella dellaltro.La
curiosita non riusci ad impedirgli di essere
discreto,cosi rivoltosi al prete,che lo aveva
appena raggiunto,chiese:Non per mancarle di
rispetto, ma mi domandavo quali ragioni abbiano
mai potuto fare di Giacinto un assiduo
frequentatore di questo luogo sacro.
Don Nicola, con sottile ironia, gli indic il
confessionale, rammentandogli la segretezza di
quello che era detto dal fedele l dentro. Al
che laltro si rese conto di aver posto una
domanda sbagliata e convenne con il suo
sarcasmo. Quindi gli fece presente che si
sarebbe assentato per qualche ora, e che nel
caso ce ne fosse stato bisogno lo avrebbe potuto
rintracciare alla casa.
Contempl i tasti della macchina da scrivere per
qualche minuto, prima che pigiasse il suo indice
destro su uno di essi. Sapeva quale stile
bisognasse utilizzare, ma gli risultava di
estrema arduit pensare a come raccontare quanto
era di sua conoscenza. Appena il tempo di porre
la data in alto a destra, che gi le sue dita
serano di nuovo fermate. Si alz dalla sedia e
and verso il bagno a darsi una rinfrescata.
Lacqua gelida lo ravviv. Osserv le algide
gocce cadere lungo il volto, attraversato da una
dovizia di rughe, allo specchio che lo ritraeva
stanco. Ritorn a sedere senza essersi asciugato
il viso. Segu unispirazione inconscia nel
vergare la lettera, gli occorsero in tutto una
decina di minuti. La tir con lieve forza verso
lalto e la rilesse tenendola distesa con le
mani per i due estremi. La pieg e la infil
nella tasca interna della sua giacca, andando
allufficio postale per le ultime operazioni.
Sera limitato ad esporre i fatti con la
massima chiarezza, avendo la rara accortezza di
aggiungere laggettivo presunti. La sua saggezza
prescindeva dai copiosi volumi studiati in
giovane et. Due distinte mani parevano averla
scritta. La prima parte della missiva laveva
battuta a macchina alacremente ricordando le
precedenti inviate allautorit in questione,
mentre la parte centrale, contenente i motivi
per cui aveva scritto, gli aveva richiesto un
maggiore impegno. Differiva anche il lessico
utilizzato, forbito e cesellato in cima,
semplice ed immediato nel mezzo. Voleva che non
vi fossero fraintendimenti.
Dal momento in cui la infil nellapposita
cassetta non si diede pace per come avrebbe
scosso il vescovo quando se la fosse ritrovata
tra le mani. Lintera istituzione vaticana
sarebbe rimasta esterrefatta, lindagine che
sarebbe seguita avrebbe acclarato quanto
Giacinto aveva rilevato. Il parroco prevedeva
che questo sarebbe successo.

Riprese la bicicletta in cantina. Dovette oliare
la catena perch i pedali girassero. Dopo
essersi accertato della pressione delle gomme,
si mise in sella e pedal fino a Luriso, che era
distante quattro kilometri. Tale paese era
rinomato in tutto il comprensorio contermine,
comprendente sette piccoli centri abitati, per
la produzione di mozzarella di bufala. Le volte
che aveva avuto la fortuna di degustarla si
contavano sulle dita di una sola mano, a causa
dellalto prezzo del prodotto. Contava solo
novecento anime ed era situato a valle rispetto
alla collina su cui poggiava il suo paese di
origine.
Scese con pletorica premura e consum buona
parte dei freni posteriori. Ricordava dove
stesse ledicola, ma non conosceva di persona il
suo proprietario. La prima cosa che fece, quando
fu prossimo al chiosco, fu quella di appoggiare
il velocipede al tronco di un albero piantato l
vicino. Quindi si rivolse alluomo dietro i
giornali precisando la sua identit e la sua
disponibilit a svolgere il lavoro di cui gli
aveva parlato don Nicola.
Egidio, ledicolante, era nel mezzo dellet
compresa tra la giovent e la vecchiaia.
Spiccavano i suoi rettangolari occhiali da
vista, dal cui spessore non si dubitava della
presenza di difetti alquanto gravi. Sarebbe
stato disposto a pagarlo quattro euro al giorno,
ma solo se si fosse sobbarcato il rischio di
consegnare i giornali anche nelle mattine di
pioggia. Poi gli disse del tragitto che avrebbe
dovuto compiere e del tempo medio necessario,
allincirca due ore.
Il ragazzo accett appena che laltro avesse
finito di dargli tutte le informazioni. Lo
avrebbe fatto anche per molto meno, curandosi
per di trovare un altro impiego. Egidio gli
consigli di rivolgersi allimpiegato comunale
Franco Cima, che lavrebbe fatto assumere come
bibliotecario per le ore pomeridiane dalle
sedici alle diciotto. Il precedente addetto era
venuto a mancare il mese scorso dopo una penosa
infezione al pancreas, che aveva generato il
cancro con ramificazione al fegato. Da allora la
biblioteca era rimasta chiusa. Nonostante gli
sforzi dellamministrazione comunale di trovare
un suo sostituto, gi prima che morisse per
evitare che la si chiudesse, nessuno si era
proposto. Giacinto ringrazi Egidio e gli
assicur che allindomani alle sette e mezzo
avrebbe iniziato a lavorare per lui. Quindi
riprese la bicicletta e, con lo stesso
entusiasmo con cui aveva accolto lofferta di
lavoro delledicolante, si diresse allufficio
comunale dellimpiegato indicatogli. Colloqui
con costui il tempo sufficiente ad accordarsi su
quello che avrebbe dovuto fare, per trecento
euro al mese. La sua proposta sarebbe stata
fatta presente al sindaco e discussa nella
giunta comunale. Il suo impiego sarebbe
consistito nellaprire e chiudere la biblioteca
secondo le ore prefisse, non avendo la medesima
cultura del suo predecessore per assumersi la
responsabilit di indirizzare gli utenti su
precisi volumi cartacei. Pi che un
bibliotecario sarebbe stato un portiere se lo
avessero assunto, ma in contropartita avrebbe
avuto la possibilit di leggere gratuitamente i
libri che avesse voluto. Il costo di questi era
aumentato a dismisura rispetto a quello indicato
sui testi che gli aveva passato il padre,
recanti la cifra in vecchie lire. Il suo paese
era sprovvisto di questa struttura pubblica,
quindi non aveva spulciato altro al di fuori dei
volumi ammassati in uno scompartimento della
casa.
Usc dal comune che erano le sei e mezzo. Tre
giorni dopo si sarebbe riunita la giunta
comunale.


CAPITOLO OTTAVO

I giorni di lavoro si susseguivano con
rapidita,da una settimana aveva iniziato ad
occuparsi anche della biblioteca,dato che era
stato assunto.Tranne le poche volte in cui aveva
dovuto rischiare di rovinarsi la salute per gli
improvvisi temporali,apprezzava cio che lo dava
da mangiare.Aveva assemblato della tavole per
costruirsi un cassonetto e lo aveva ricoperto
con il cellophane affinche non penetrassero le
gocce di pioggia al suo interno.Lo utilizzava
per porvi i giornali.Egidio glielo teneva dentro
al chiosco e non appena lo vedeva arrivare lo
aiutava a fissarlo nella parte posteriore della
bicicletta.Consegnava i quotidiani a trentadue
case.Alle volte trovava i rispettivi proprietari
ad aspettarlo,di buonora,cosi gli davano una
mancia anche.Lui ringraziava quanti gli
mostravano generosita,quando invece avrebbe
tanto voluto imprecare per linfinitesimo numero
di monete che gli regalavano.Tante volte aveva
tentato di spiegarsi cosa legasse luomo ai suoi
averi,e lunica risposta che deduceva concerneva
il lavoro per accaparrarseli.Eppure le persone a
cui lui consegnava il giornale avevano belle
case,che li facevano capaci di poter concedere
mance piu laute.
Il pomeriggio in biblioteca,da dietro un piccolo
tavolino su cui sfogliava qualche testo,si
arrendeva allevidenza.I ragazzi che la
frequentavano erano figli ai proprietari delle
case cui faceva visita la mattina nello
svolgimento dellaltro impiego.Il resto del
paese costituiva i servi della gleba,i quali non
avrebbero mai pensato di elevare la loro
condizione sociale.Era stato il timore che i
primi potessero gettare il loro tempo in inutili
passatempi ad indurre la giunta comunale a
deliberare la sua assunzione.Che era
provvisoria,fino a che non fosse stato nominato
un vero bibliotecario,con gli stessi requisiti
di cui era provvisto il defunto suo
predecessore,simile ad una guida spirituale piu
che semplice consigliere.
Le pile di libri che occupavano il volume della
struttura pubblica erano disposte lungo le
pareti laterali delle due stanze.In tutto
sarebbero stati millecinquecento.In un
pomeriggio senza visitatori aveva ipotizzato un
cleptomane piano per fare della casa un
laboratorio da intellettuale.La stoltezza
dellintento gli aveva suscitato ilarita,fino a
che non si scherni da solo per averci solo
pensato.Avrebbe utilizzato il cassonetto che
sera costruito per rubare pochi testi alla
volta,ma la fatica che avrebbe dovuto compiere
per trasportarlo su per la collina e la logica
conseguenza del finale svuotamento delle
comunicanti stanze lo avevano fatto desistere.Il
silenzio assoluto regnava nella biblioteca,anche
quando il numero dei presenti non era esiguo.I
tavolini posti al centro della pavimentazione
erano due per ogni stanza,ad essi si aggiungeva
quello di Giacinto.Mai nessuno gli aveva rivolto
la parola,chi entrava si limitava ad un sommesso
saluto di cortesia di circostanza.Nei primi
giorni,non avendo mai frequentato una
biblioteca,suppose che fosse per colpa della sua
estrazione sociale,poi si convinse che lo
richiedeva il luogo.Ciascuno dei giovani era
presente almeno tre giorni a settimana.I libri
li sceglievano e li ponevano sui tavoli per
spulciarli,raramente li portavano via.Giacinto
si rallegrava del fatto che non fosse oberato
dalle registrazioni dei volumi presi in
comodato,e dopo tanti pomeriggi passati ad
osservare quei ragazzi capi che erano lettori
guerrafondai.Tra loro si contendevano il numero
delle pagine lette,la stima dei cafoni paesani
che li vedevano entrare e uscire da li
dentro,ma non lamore per la cultura.Da questo
apprese che era impossibile per un autore
proteggersi dagli abusi,dalle indebiti
appropriazioni delle sue tante
riflessioni,correzioni,visioni.


Dal giorno in cui aveva scritto al vescovo,don
Nicola era cambiato.Gia provato dalla
confessione del derviscio,era divenuto
depresso.Michele aveva taciuto con il diretto
interessato il fatto che lo vedesse sempre
affranto.Proprio lui che per molti in paese era
stato unancora di salvezza con le sue parole di
conforto,ammalianti come la grazia divina.Per
chi la avverte.
Nelle sante messe celebrate negli ultimi dieci
giorni,le omelie avevano palesato alla folta
schiera di fedeli lo stato danimo in cui
versava.Esulava dal commento del passo biblico
letto,quasi stesse facendo un monologo,e si
perdeva tra le frasi che accavallava luna
allaltra.Bastava osservare le facce di quanti
ascoltavano la sua predica per sincerarsi
dellincredulita della faccenda.Sporadicamente
balbettava le parole,dando segno di incertezza
su come avrebbe dovuto concludere la
frase.Ciascuno si voltava a destra e a manca per
trovare negli sguardi degli altri la stessa
esterrefatta espressione che
avvertiva.Michele,seduto sotto la campanella con
il paniere per raccogliere le offerte tra le
mani,avrebbe voluto varie volte interrompere la
funzione;don Nicola delirante lo lasciava
sbigottito.Il solo a non accorgersi dello
stupore che infestava la chiesa fu solo chi lo
procurava,con la convinzione di quanto
sermoneggiava.Le notti dormiva poche ore,i
dolori ai piedi sarebbero persistiti per sua
scelta,il dramma del convento di Latina sera
impadronito dei suoi pensieri.Solo in casa
durante le ore buie aveva le allucinazioni,dava
loro credito fino a che le figure non sbiadivano
e scomparivano.Era un nomo ridotto allosso
ormai.
In paese si blaterava delle sue condizioni,ma
nessuno immaginava una causa diversa dalleta
avanzata.Un muro di compassione lo cingeva,senza
che se ne fosse accorto.Quanti non riuscivano a
credere a queste voci ebbero la possibilita di
constatarlo di persona,assistendo ad una
qualsiasi messa che celebrava.Il numero dei
fedeli in chiesa era aumentato,le loro perizie
appuravano tutte gli stessi difetti.Eppure non
ce ne fu uno che lo accosto per parlargli in
via diretta e dargli aiuto,neanche il
sacrestano,per via della moglie che temeva una
potenziale esiziale reazione da parte sua.
In tale situazione collimavano le sensazioni dei
due paesi in cui don Nicola operava il
sacerdozio e annesse le loro prese di posizione
di fronte a quel disumano ecclesiastico.

Allora come ti va il lavoro? esclamo la zia
Flora.
Bene.Anzi non ti nascondo che mi diverto a
farlo la rassicuro Giacinto.
Veramente so che ne svolgi due,al mattino di
buonora e nel primo pomeriggio
domand,aspettando che il nipote le desse
maggiori chiarimenti.
Avrei fatto a meno delle ore pomeridiane in
biblioteca se laltro impiego mi fosse stato
pagato bene,ma non mi causa stanchezza.Anzi ne
approfitto per riposarmi dopo la lunga pedalata
mattutina asseri con molto entusiasmo.
La donna glielo suffrago,esternandogli tutta la
sua approvazione per come aveva saputo far
fronte agli avvenimenti della sua vita.Avrebbe
desiderato aggiungervi il rammarico per la
gestione aziendale tenuta dal marito,ma non ce
la fece a trattare quellargomento,sebbene
avesse gia pronte le motivazioni che avrebbe
dovuto sciorinare per discolparlo.
Dopo avergli fatto sapere che anche lo zio Lucio
si complimentava per la sua maturita,gli diede
un bacio e lo lascio.
Giacinto la segui mentre usciva,e,quando senti
che la porta era stata richiusa,si precipito
sul cesto di vimini che gli aveva portato.
Tolto il panno con cui era stata coperta la roba
sottostante,estrasse le singole delizie con
avidita ed ingorda soddisfazione per come aveva
saputo trattare lo zio Lucio,nonostante avesse
distrutto in sole due settimane di gestione il
lavoro di una vita del padre Vittorio.
La zia Flora,la maggiore tra due sorelle,si era
sposata quando ormai sera conquistata la fama
di zitella;lui aveva cinque anni quando gli
divenne affine.Lo avevano amato come un
figlio,lo stesso che avrebbero tanto voluto
concepire,ma la natura non aveva giustificato la
sua eta avanzata.Data la incompatibilita di
caratteri,si borbottava che il connubio con
Lucio fosse stato sospinto dalla paura di essere
incapaci a tirare avanti per gli anni che li
avrebbero visti entrare nella terza
eta.Giacinto parzialmente condivideva quella
convinzione del paese,ma non reputava la
zia,tanto fragile,un tipo da avere il coraggio
di dormire con un estraneo male accetto sotto lo
stesso lenzuolo.Le foto che la immortalavano
ventenne la ritraevano coma una bella
ragazza,con tutti gli attributi che tanto luomo
agogna,eppure la sua indole conservatrice aveva
fatto di lei una seconda madre,anziche una
sorella,per la sua consanguinea.
Mangio la frittata di peperoni quella
sera,conservando un pezzo per il giorno seguente
a pranzo.Lo consumava a Luriso per evitare la
fatica della salita fino alla casa,sotto
lalbero a cui era solito appoggiare la sua
bicicletta.Aveva avuto modo di conoscere la
famiglia di Egidio in quelle poche volte che
aveva accettato i suoi inviti a pranzo.Era padre
di due ragazzi,luno quindicenne,laltro di tre
anni piu piccolo.Lo adoravano cosi tanto da
ripetere che avrebbero fatto il suo stesso
mestiere da grande a chi gli domandasse i loro
progetti per il futuro.La moglie Teresa stava
tutto il giorno in casa a curarsi che i pargoli
venissero su educati e sani.La sua premura e
infinita pazienza gli ricordavano la madre
Sofia,due esempi di donna che purtroppo andava
esaurendosi.
I lavori gli lasciavano poco tempo per oziare,ma
non se ne rammaricava.Sera risollevato di umore
da quando le giornate le impegnava a
faticare,era tempo sottratto alla estenuante
attesa che il vescovo inviasse una lettera di
risposta.I rapporti sociali con i terzi non
erano aumentati di numero,dato che non soffriva
la mancanza di un amico.Era troppo convinto di
bastarsi.

Era appena rincasato di ritorno da Luriso,quando
senti bussare alla porta.Ando ad aprire e si
trovo di fronte Michele.
Giacinto,don Nicola ha chiesto espressamente
di te esclamo.Poi aggiunse:Sono passato
unora fa,ma non eri presente in casa.
E laltro:Mi sono rattardato per essermi
intrattenuto a lungo in una discussione con un
impiegato comunale.
Aveva chiacchierato con Franco Cima delle sue
prime giornate in biblioteca,solo quando gli
aveva assicurato che avrebbe continuato il
lavoro laltro aveva preso congedo.
Si,si va bene,ma vuole che tu lo raggiunga in
chiesa adesso insistette.
Va bene,il tempo di mettermi le scarpe.
Fecero la stessa strada fino a che Michele non
arrivo alla porta della casa,poi prosegui da
solo.Il sacrestano gli aveva domandato se
sapesse il motivo di tanta fretta da parte del
prete,ma non ebbe risposta.In verita Giacinto
presunse quale fosse,cosi quando parl col
parroco,riusci ad ammortizzare limpatto
essendoselo prefigurato.
Lo trov seduto allestremit della panca vicina
al confessionale con una busta in mano. Gli
appoggi il palmo della mano sinistra sulla
spalla per farlo voltare.
Sei qui! da stamane che ti cerco proruppe il
vecchio. Quindi si oscurarono nel confessionale,
lontano da occhi indiscreti.
Il vescovo mi ha dato la sua risposta.
Estrasse la lettera dalla busta e, stiratala,
inizi a leggerla. Il suo volto si imbronci e
gli occhi si infuocarono. Il contenuto recitava:
Sono profondamente stupito delle sue
insinuazioni circa la condotta del superiore e
degli altri frati del convento di Latina.
Sarebbe poco definirle melense. Le fonti che le
hanno comunicato i presunti illeciti sono
inattendibili, si tratta di indemoniati che
cercano di infangare il buon nome dei cristiani.
Dalla fermezza delle sue affermazioni deduco che
ha dato loro credito, sbagliando come
ecclesiastico.
Le preconizzo, con sicura risolutezza,
conseguenze prodromiche per il suo abito se
oser divulgare queste accuse infamanti.
Poche erano le parole, ma pregnanti. Don Nicola
era stato calunniato da un autorit che non
avrebbe potuto farlo. Il finale minaccioso
costituiva lepilogo di un dramma che non
sarebbe mai cessato.
Capisci come mi ha trattato? chiese incredulo
al ragazzo.
Non pu farci nulla, e lo sa. Non sto qui a
consolarla, tutta la mia solidariet va a quegli
indifesi bambini.
Non mi avrebbero mai dato una simile risposta
se non per chiudermi la bocca. Io dico che
quanto sta accadendo in quel luogo
lattuazione di obblighi ottriati dai vertici
vaticani.
Cosa ve lo fa supporre? domand ingenuamente
Giacinto.
Don Nicola rilesse la prima parte, traspariva
nervosismo dalle parole e aggettivi usati. Le
loro programmazioni erano state compromesse per
opera di un prete. Questo li includeva tra i
colpevoli. Ripetette lultima parola tre volte,
graduando il tono in discesa.
Parliamone domani, verr da voi nel pomeriggio
propose Giacinto e fil via. Sera impaurito per
lespressione assunta dal parroco.
Rest nel confessionale ancora per molto con lo
sguardo fisso nel vuoto e i pugni che
stringevano la missiva, ridotta ormai a carta
straccia. Quando decise di uscire lo fece con
legnosi movimenti e, diretto verso laltare, la
scagli contro il volto della Vergine.

CAPITOLO NONO

Ah ah ah ah! grid Michele appena aperta la
porta della sacrestia.
Attir lattenzione dei contadini che stavano
nei campi, i quali abbandonarono il lavoro e
corsero verso la chiesa.
Correte, presto continuava a gridare. Quando
gli furono accanto, allungarono lo sguardo verso
linterno della stanza. Don Nicola pendeva da
una fune attaccata alla trave di sostegno del
tetto. Sotto di lui la sedia capovolta, di cui
sera servito per suicidarsi. I tre uomini lo
liberarono dal cappio e lo posero a terra
disteso. Era vistoso il segno della fune che gli
aveva stretto il collo, bloccandogli il respiro.
Michele non ebbe il coraggio di entrare, rimase
sulluscio ad osservare quei contadini poggiarlo
sul freddo pavimento.
La notizia in paese si seppe in men che non si
dica,cosi una folta schiera si raduno che
erano le otto e mezzo.Il prete non ebbe il
silenzio degli astanti,bensi il loro garrulo
vociare procacciato da meraviglia e sconcerto.Le
forze dellordine avevano posto una striscia
bianco-rossa per delimitare la zona in cui sera
spenta quella anziana vita umana.Di sicuro le
indagini non avrebbero comportato problemi
relativamente allaccertamento della causa del
decesso.Piu complicato sarebbe stato
comprendere i motivi che avevano indotto il
prete a quel nefasto gesto.Il comportamento di
don Nicola nelle due ultime settimane in un
certo senso legittimava la sua morte,ma non
tutti la pensavano cosi.Tra questi il
sacrestano.
Avvolto il cadavere in un sacco,lo condussero
alla casa dopo aver allestito linterno con
tutti gli orpelli richiesti perche gli fosse
fatta la veglia.Lui che ci teneva cosi
tanto,non aveva ricevuto neppure lestrema
unzione.Le donne circondarono il letto e lo
piansero.Per decenni era stato la loro guida
carismatica,ora la sua assenza lasciava un vuoto
non indifferente.Giacinto,che come ogni giorno
sera recato a Luriso per lavoro,non seppe
dellaccaduto fino a quando non ritorno e
trovo di fronte alla porta i carabinieri ad
attenderlo.Fu informato del fatto dal brigadiere
Impamo,quindi fu condotto in caserma per un
ufficioso colloquio.Era scosso da capo a piedi
per come si era conclusa la faccenda.Capiva il
gesto del prete,ma non poteva renderne edotti i
carabinieri.Troppo pericoloso sarebbe potuto
diventare il prosieguo della sua permanenza in
paese.Penso allamico Marco,rimasto in
convento,a cui aveva ordinato di aspettare che
lui fosse ritornato o che qualcosa fosse
comunque successa,ragion per cui non lo
impensieriva piu di tanto.Non avrebbe preso
singole e avventate iniziative.
Abbiamo saputo che lei dal giorno del ritorno
ha avuto ripetuti incontri con il defunto
affermo il brigadiere.
E poi.Inoltre pare che con frenetica ed ansiosa
insistenza laveva cercato.Conferma quanto e in
nostra conoscenza?.
Giacinto si limito ad annuire.Lo stesso alle
altre domande.
Era stato il sacrestano a recarsi in caserma
quella stessa mattina,dopo la scoperta del
suicidio,facendo partecipe lArma delle sue
impressioni.Aveva spiegato il repentino
mutamento del prete da quando il ragazzo era
tornato in paese e lo aveva sollecitato a dare
ascolto a quanto aveva da dire.Delle sue crisi
isteriche gia era a conoscenza la caserma,parte
del civettuolo centro abitato.
A tradire il derviscio furono le due
confessioni,svoltesi in due giorni
consecutivi.Michele ne era a corrente,avendoli
visti entrare nellapposita struttura lignea,e
si era insospettito circa i peccati che avesse
potuto commettere in meno di ventiquattro ore
dal suo primo accesso al confessionale.
In poco tempo in paese si sparse anche la
notizia dellinformale discussione a cui il
brigadiere aveva sottoposto Giacinto.La moglie
di Michele sera data da fare perche le
insinuazioni del marito e le cause che le
avevano fatte sorgere si riverberassero fino
alle orecchie della gente.
Da delatore si ritrovo ad essere imputato.Le
domande senza risposte dei compaesani
necessitavano di un colpevole che soddisfacesse
quanti se le ponevano.Il brigadiere,da vecchio
leone,sera persuaso che Giacinto fosse
coinvolto.Furono ispezionate la sacrestia e la
chiesa da cima a fondo,ma non fu ritrovato nulla
che potesse provare la sua colpevolezza.Don
Nicola lo aveva messo al sicuro raccogliendo la
lettera,dopo averla lanciata verso la statua che
si ergeva imponente dietro laltare,e
bruciandola.
Mai fu possibile attivare un procedimento
giudiziario a suo discapito,di questo se ne
rammaricava il brigadiere e non anche il
paese,che lo aveva riconosciuto colpevole
trascendendo le normative della procedura penale.
Tra i suoi sicofanti configuravano lo zio Lucio
e la zia Flora.Lo avevano eluso da quando i
sospetti sulla sua influenza alla decisione di
don Nicola si erano infittiti;non potevano
correre il rischio di rovinarsi la reputazione
dovendo rimanere per il resto dei loro uniformi
anni in quel paese.Cosi si ritrovo,non ancora
titolare della capacita di agire,ad aver
appreso la potenza dellistituzione cattolica e
dellignoranza umana,che le permetteva di
resistere al lento rincorrersi dei secoli.Da
quel momento avrebbe avuto lodio dei compaesani
a fargli da sprone per labbandono del
paese,sebbene fosse inutile considerato che vi
era ritornato solo perche si facesse
giustizia.Avrebbe prorogato la sua permanenza in
quel luogo fino a che non avesse compiuto la
maggiore eta,utile per porre in essere negozi
per alienare tutti i beni ereditati dal
padre.Dopo di che una nuova vita avrebbe
intrapreso,ma senza scordare gli anni
passati.Che erano stati atroci.

Lunico mio ringraziamento va al mio migliore
amico,Andrea Galante,per aver reso possibile la
stesura di questo manoscritto.Che e
lincunabolo della mia futura vita da
coltivatore di frasi.
La sua costante collaborazione e i suoi
confortevoli incoraggiamenti non li potro mai
ricambiare con una moneta dello stesso valore.


Rocco Iorillo








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